Terremoto in Nepal, la paura sull’Everest: "Noi, bloccati senza tenda"

Salvi per un soffio gli alpinisti del Milanese di Marianna Vazzana

Marco Zaffaroni

Marco Zaffaroni

Milano, 26 aprile 2015 - «Ciao a tutti, siamo bloccati al Campo Uno senza più una tenda ma ospiti delle spedizioni commerciali. Domani vedremo il da farsi, vi preghiamo però di non contattarci perché la batteria del satellitare potrebbe essere di importanza vitale. Un abbraccio e a presto». Salvi per un pelo. È l’ultimo messaggio postato sul blog “Everest 2015 in stile gitante” dall’alpinista Marco Zaffaroni, 53enne, promotore del Triathlon a Milano col suo Friesian team, bloccato al campo Uno dell’Everest insieme all’amico Roberto Boscato, di Valdagno (Vicenza), dopo il violento terremoto che ha provocato almeno 18 morti e trenta feriti tra le varie cordate presenti. Zaffaroni, di Cesate e con un’azienda a Caronno Perusella, «è un prisma dalle mille sfaccettature. Eredita la piccola azienda di confezionamento di collant che il padre Giacomo ha costruito in tanti anni di duro lavoro», recita sempre il blog. Capelli lunghi «come negli anni ’60», «pizzetto alternativo».

Tosatore di mucche, sportivo, alpinista. In Nepal si è dato da fare anche per costruire un ospedale nel Dolpo, la regione più povera. E la spedizione era partita proprio dalla visita alla struttura sanitaria. «Due uomini, due borsoni e due paia di occhiali da sole! Zaffa e Roberto sono prontissimi per fare Malpensa-Doha-Kathmandu», è il commento postato su Facebook con tanto di foto qualche minuto prima di prendere il volo, il 1° aprile, alla conquista della vetta dell’Everest con un solo sherpa al seguito.

Ieri, il terromoto in Nepal e la tragedia sfiorata. Ma “Zaffa” e Boscato stanno bene. Così come Luca Olivotto, di Caronno Pertusella, che aveva accompagnato i due all’Island Peak e già ieri era al sicuro a Namche Bazar dopo essersi allontanato dal Campo Base dell’Everest prima del disastro. Ieri in tarda serata, i morti registrati complessivamente in Nepal erano oltre 1.300. Sulla pagina Facebook dedicata all’impresa, i commenti si sprecano. Un messaggio è comparso pure sulla pagina del Comune di Cesate. «Quando senti certe notizie vorresti avere le ali per poter arrivare più in fretta possibile ad aiutare ma non puoi però il tuo pensiero vola lo stesso...», scrive Franca. E Marco sdrammatizza sulla mancanza della tenda: «Zaffa..Non serve la tenda... sei un triathleta!». Tanti «sospironi» e gli «evviva». Così come gli abbracci e gli incoraggiamenti. «Che Dio vegli su di loro. Un grosso in bocca al lupo», scrive Luisa.

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