Obiettivo: ottenere un diverso trattamento detentivo riguardo anche ad una richiesta di trasferimento verso le carceri di Lauretana di Borrello, o Palmi o Vibo Valentia. Una richiesta proposta il 6 marzo del 2013 da Galati, adducendo motivi famigliari, di necessità di avvicinarsi al suo paese d’origine, ma da corrispondenza avuta con la casa circondariale di Monza era emerso che la sua domanda era stata inoltrata al Ministero della Giustizia, Dipartimento Amministrazione Penitenziaria, Direzione Generale dei detenuti e del trattamento di Roma, ed almeno fino alla data dell’atto intimidatorio risultava senza risposta. La busta fu inviata da Vibo Valentia da Antonio Denami, ma venne intercettata presso il centro di smistamento postale di Lamezia Terme. L’«ambasciata» parte il 9 maggio del 2013 durante un colloquio nel carcere di Monza tra Fortunato Galati e il cognato Matteo Rombolà. Il primo passa al secondo un foglio di carta sul quale era scritto «Pitaniello Maria Casa Circondariale Monza» ordinandogli di consegnarlo a Antonio Denami perchè spedisse una busta contenente due o tre cartucce all’interno di un fazzoletto alla persona indicata. Galati: «Glielo dai al....l’“avvocato” - gli dici di mandare due ... cartucce ... due ... glieli mette dentro e glieli spedisce, tanto lei sta qua fuori! - digli “ha detto Nato di farglielo scrivere a qualcun altro il nome sulla lettera” ... li mette in un tovagliolo così e li spedisce, tanto è uno di qua».
All'uscita dal colloquio, però, gli agenti di polizia penitenziaria del carcere perquisiscono il cognato di Fortunato Galati e gli trovano il biglietto. Ne fanno una fotocopia e glielo restituiscono. Del controllo giunge voce a Fortunato Galati, che cerca di bloccare l’intimidazione per paura di venire scoperto come mandante, ma non fa in tempo. La missiva è già partita. Ma il 16 maggio la busta viene fermata al centro postale di Lamezia Terme.
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