«La ’ndrangheta incomincia dall’affiliazione in culla. Poi mette le mani ovunque»

Enzo Ciconte spiega i retroscena della «Santa». Al Nord c’è l’«università» che autorizza a interloquire con politici e imprenditori. Chi appartiene alla Santa fa eleggere consiglieri comunali e regionali di Dario Crippa VIDEO Il rituale di affiliazione - Estorsioni e recupero crediti - Le regole del sacrista

Il rituale del bacio nel filmato dei carabinieri

Il rituale del bacio nel filmato dei carabinieri

Milano, 20 novembre 2014 - Ancora quaranta arresti, intere cosche decapitate e l’incubo ’ndrangheta che sembra non avere mai fine. A far luce su un mondo magmatico spesso difficile da decifrare, fra operazioni finanziarie di alto livello e rituali arcaici, c’è Enzo Ciconte, forse il maggior esperto di ‘ndrangheta in Italia. Ex parlamentare e docente di storia della criminalità organizzata fra le università di Roma Tre e L’Aquila, sa bene cosa sta accadendo in Lombardia. Basta leggere uno dei suoi ultimi libri, «’Ndrangheta padana» (edizioni Rubbettino, 2010), oppure seguire una delle lezioni che sta tenendo a Pavia.

Con «Insubria», troviamo un minorenne a un rituale di affiliazione: è normale? «Certo. Pensi alla strage di Duisburg nel 2007 (sette vittime in un regolamento di conti in un ristorante, ndr): avvenne durante la festa di compleanno di un ragazzo per i suoi 18 anni. Ebbene, nella sua tasca fu trovato un santino che comprovava la sua affiliazione alla ‘ndrangheta». Precoce... «La ’ndrangheta affilia già nella culla. Se n’era avuta la riprova nel Varesotto alcuni anni fa, quando era stato arrestato Giacomo Zagari: suo figlio, che testimoniò contro il padre diventando collaboratore di giustizia, raccontò come lui stesso fosse stato affiliato quando era appena nato... Il papà gli mise nella culla una pistola e una chiave: se il bimbo avesse toccato la prima, sarebbe diventato uno ‘ndranghetista; altrimenti, sarebbe diventato uno sbirro... Ovviamente, il padre fece in modo che il bimbo toccasse la pistola. Ma della ‘ndrangheta non ti puoi fidare, sono imbroglioni: e alla fine fu proprio il figlio a far condannare il papà!».

Nessuna remora dunque per un minorenne... «Per nulla, solo la mafia un tempo non affiliava fino ai 30 anni, mentre la ‘ndrangheta lo fa subito: un po’ perché sono tutti figli, nipoti o comunque parenti di altri affiliati; un po’ perché consente maggiore fedeltà. È come agli esami di scuola...».

Prego? «Quando uno affronta un esame, lo fa frontalmente, davanti al professore. Nella ‘ndrangheta invece no: ti si mettono tutti attorno in cerchio, e in questo modo non solo incutono maggior timore, ma ti mandano messaggi precisi: 1) sei circondato; 2) ti proteggiamo; 3) ti controlliamo, attento a non sgarrare o te la faremo pagare».

Rituali arcaici... «E raffinati. Il volto imprenditoriale e di alto livello delle cosche convive serenamente con la tradizione più antica: ne abbiamo avuto ora la prova dal rituale filmato dai carabinieri per l’attribuzione della dote della Santa».

Si spieghi meglio. «Finora al Nord avevamo visto solo il classico rituale di affiliazione in cui si invocano Osso, Mastrosso e Carcagnosso. Adesso scopriamo invece che al Nord si può attribuire ormai anche il grado più alto, la Santa, citando Garibaldi, Mazzini e La Marmora».

Cioè? «La Santa è l’università della ‘ndrangheta, il suo livello più alto. Chi ha la Santa non è il “soldato” di livello base, quello che lavora in un cantiere o va a prendersi un appalto. La Santa autorizza a interloquire con pezzi dello Stato, con carabinieri o poliziotti, con i magistrati (come si è visto anche a Milano di recente), con l’imprenditoria. Chi appartiene alla Santa entra nei consigli di amministrazione delle aziende, fa eleggere i suoi uomini. In Lombardia ha fatto eleggere consiglieri comunali e regionali. Ne abbiamo avuto di recente la riprova».

Come uscirne? «Fino a pochi anni fa il Nord fingeva di non vedere, quando arrivavano i mafiosi invece di prenderli a calci nel sedere li accoglieva a braccia aperte. E invece no, c’è ancora tempo per uscirne, basta che ognuno faccia la sua parte: imprenditori e politici compresi, senza delegare solo a forze dell’ordine e magistratura».

Con l’inchiesta «Infinito», nel 2010, si scoprì che la ‘ndrangheta al Nord tentava di emanciparsi dalla Calabria... «La ‘ndrangheta in Lombardia è già autonoma, ma quando insorgono liti è solo andando in Calabria che si possono dirimere... perché la ‘ndrangheta è unitaria. E la testa è sempre in Calabria». dario.crippa@ilgiorno.net 

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