Milano, 6 marzo 2015 - Quel che cementa la giovinezza difficilmente si sgretola nell’età matura. Per quanto le rotture siano sempre in agguato, ci sono passioni che se autentiche e profondamente vissute niente e nessuno potrà cancellare. È stato così per Benito Mussolini e per Pietro Nenni, rivoluzionari, amici per la pelle, socialista l’uno e repubblicano l’altro si ritrovarono insieme in galera a condividere un sogno e tanta disperazione. Poi, una diversa valutazione della guerra, del conflitto sociale, dei mutamenti violenti successivi alla catastrofe bellica mondiale contribuì ad allontanarli. L’amicizia divenne inimicizia, ma senza odio. Paradossalmente continuarono a distanza a volersi bene, il Duce ed il repubblicano divenuto socialista; il primo alla guida dell’Italia, il secondo perseguitato e costretto all’esilio. Storie parallele, politicamente attraenti, umanamente commoventi. Ce le raccontano, fin nei minimi dettagli, Alberto Mazzuca e Luciano Foglietta, romagnoli come Mussolini e Nenni, con l’obiettività degli storici, ma anche con la giusta partecipazione emotiva. In un libro densissimo, nel quale le vicende dei due amici-nemici si stagliano sullo scenario delle convulsioni del Novecento, gli autori non ripercorrono soltanto le tappe dell’avvicinamento e del distacco che hanno caratterizzato le esistenze di due uomini, ma ciò che di più profondo li animava, nel bene e nel male: la volontà di costruire un “mondo nuovo” nel segno di un’idea di solidarietà per quanto diversamente declinata. Tuttavia, non è un caso, come sottolineano Mazzuca e Foglietta, che la fine della parabola mussoliniana è segnata da un socialismo di ritorno che il Duce di Salò avrebbe voluto lasciare in eredità ai vecchi compagni, e forse ci sarebbe riuscito se i Pertini e i Lombardi non si fossero opposti, mentre Nenni probabilmente (ma non è dato saperlo) sarebbe stato favorevole. E ancora non è un caso se il sopravvissuto con gli occhi pieni di lacrime, la sera del 28 aprile 1945 fu costretto a dettare il titolo per “l’Avanti” più doloroso della sua vita: “Giustizia è fatta”. Dietro quel titolo c’era l’esilio, ma anche la riconoscenza verso Mussolini per averlo sottratto a Hitler facendolo estradare dalla Francia prima dell’occupazione nazista; c’era il confino a Ponza, ma anche il rimpianto per non aver chiesto al vecchio amico un intervento presso il tiranno germanico al fine di sottrarre la figlia all’inferno di Auschwitz. E dopo quel titolo ci sarebbero state le richieste di aiuto a Nenni da parte di Edda, braccata e ferita. E le lacrime di donna Rachele e la pietà della signora Carmen Nenni. In tutto questo c’era la Romagna, l’unica terra dove potevano che nascere i Mussolini e i Nenni, come sottintendono Mazzuca e Foglietta nel loro struggente ritratto.
Alberto Mazzuca-Luciano Foglietta, Mussolini e Nenni amici nemici, Minerva edizioni
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