Tragedia in gita scolastica, precipita dal quinto piano dell'hotel e muore. Il padre: "Mio figlio non si è suicidato"

Il padre di Domenico: «Penso ogni minuto a cosa possa essere successo a mio figlio. Non si è suicidato. No, non ci credo. Un incidente? Ci sono le indagini, lascio che sia la polizia a chiarire questa tragedia» di Mario Consani e Anna Giorgi FOTO - Tragedia in hotel a Bruzzano / La vittima è Domenico Maurantonio

L'hotel Da Vinci dove precipitando è morto Domenico Maurantonio

L'hotel Da Vinci dove precipitando è morto Domenico Maurantonio

Milano, 12 maggio 2015 - «Penso ogni minuto a cosa possa essere successo a mio figlio. Non si è suicidato. No, non ci credo. Un incidente? Ci sono le indagini, lascio che sia la polizia a chiarire questa tragedia». Il papà di Domenico risponde con garbo al telefono. Una tragedia sì, ancor più straziante perché senza una spiegazione, nemmeno apparente, che possa dare almeno un senso a questo dolore che toglie il fiato solo a pensarci. Più ci si entra in questo groviglio di ipotesi, più ci si addentra in questo dedalo di supposizioni, più la morte di questo giovanissimo appare sciagurata e inaspettata. Che cosa è successo in quelle poche ore tra le due di notte e l’alba? Come ha potuto morire così un ragazzo di 19 anni, bravo, perbene, che la droga non sapeva nemmeno cosa fosse, che non aveva mai bevuto più di una birra e passava le giornata tra lo studio e la musica. Mai un colpo di testa, aveva una fidanzata da tre anni, con lui in gita. Era felice nella sua vita ancora da programmare.

La famiglia lo ha visto partire con la scuola e poi la telefonata più assurda, domenica mattina, a tragedia consumata. Ora che Domenico non c’è più, di lui parla la sua bacheca di Facebook, la sequenza di immagini che aveva scelto di condividere, i «like» su tutto quello che gli piaceva. C’è la foto di lui che ride con un pappagallino colorato sulla spalla, lui che si accarezza la barba incolta da adolescente. Altri scatti nei locali con gli amici, o ancora prima di un concerto rock. Musica, fumetti e videogiochi erano le sue passioni. «Ascolto molta musica, in questo periodo sto iniziando a espandermi verso jazz, fusion e comunque un po’ di tutto, insomma, dopo essermi concentrato sul metal per due-tre anni», scriveva nel suo profilo. Come tutti i ragazzi di quell’età aveva iniziato a suonare in un gruppo rock che provava nella sala di Altichiero, dove abitava con i genitori. «Chissà che cosa pensava Domenico in quel momento, forse voleva salire sul balcone passando dalla finestra, un gioco da ragazzi, una moda diffusa, che però fa molte vittime», scrive un amico su Facebook. C’è chi pensa alla famiglia: «Che dolore straziante per una mamma e un papà perdere un figlio cosi». Il dirigente scolastico Maria Grazia Rubini ieri ha parlato ai ragazzi del liceo «Nievo»: «Di una cosa siamo certi tutti - ha sottolineato - quel volo nel vuoto non è stato il risultato di un gesto volontario. Dobbiamo aspettare che la magistratura faccia chiarezza - ha aggiunto - ma di certo ci dobbiamo stringere assieme come una famiglia e non possiamo permettere a nessuno di parlare di ipotesi e scenari del tutto infondati e incompatibili con Domenico che, come tutti possono confermare, era un ragazzo tranquillo, maturo e affidabile». «I professori - continua la preside - mi hanno chiamato alle 8.40 sconvolti, sono stata la prima a essere avvertita. Era un ragazzo molto bravo, non dico il più bravo, ma di certo uno dei migliori».

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