Ventenne morì giocando a calcio: "Il defibrillatore? Non c’è obbligo"

Il pm: non si possono costringere allenatori o dirigenti ad usarlo di MARIO CONSANI

Un defibrillatore

Un defibrillatore

Milano, 7 dicembre 2015 - Morire a vent’anni su un campo di calcio. È successo ad Andrea V. lo scorso febbraio, mentre si allenava con gli amici nel centro sportivo di via Cilea 51. Un malore, la caduta a terra, il cuore che si ferma. L’ambulanza arriva nel giro di pochi minuti, il ricovero all’Ospedale Sacco è tempestivo, ma il ragazzo ci arriva in condizioni disperate. La morte sopraggiungerà in poche ore.

Una tragedia che poteva essere evitata? I familiari del giovane si sono rivolti alla magistratura. Nel centro sportivo - scrivevano nella denuncia - non c’era un defibrillatore che avrebbe potuto salvare la vita di Andrea. Ma la Procura ha già chiesto l’archiviazione del caso: l’obbligo di legge di dotarsi del defibrillatore, per le società non professionistiche entra in vigore solo a febbraio. E comunque nessun privato, se non operatore sanitario, potrà essere costretto ad utilizzare lo strumento, anche in caso di necessità. È stato il cuore, ha stabilito l’autopsia, a tradire Andrea.

Una fibrillazione ventricolare che ha prodotto l’arresto circolatorio e quindi la morte. Avrebbe potuto salvarlo il defibrillatore che non c’era? Il decreto ministeriale del 2013 che lo impone anche alle associazioni sportive dilettantistiche, dà loro tempo di procurarselo fino al 20 febbraio 2016, osserva il magistrato nella richiesta di archiviazione dell’indagine che vede indagato per omicidio colposo Marco M., rappresentante legale del centro sportivo di via Cilea. Inoltre, è vero che le norme prevedono che «nel corso di gare e allenamenti» dovrà essere garantita la presenza di una persona «formata all’utilizzo del defibrillatore». Ma la stessa legge ricorda che «l’attività di soccorso non rappresenta per il personale formato un obbligo legale, che è previsto solo per il personale sanitario». Allenatori o dirigenti dell’associazione sportiva, insomma, nell’emergenza potrebbero anche non sentirsela di usare lo strumento. E, legalmente, nessuno potrebbe condannarli.

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