Riciclaggio tra Milano e Monza, sequestrati beni per 4,5 milioni e tre denunce

L’inchiesta ha ricostruito i flussi di denaro frutto di un’ingente frode fiscale messa in atto da un imprenditore di Misino, nascosti all’estero e poi fatti rientrare e ripuliti con investimenti in Italia, grazie alla complicità di un commercialista e di un ex funzionario di banca

La Finanza in azione

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Milano, 17 dicembre 2014 - Sequestrati beni per 4,5 milioni di euro e tre persone denunciate per riciclaggio e reimpiego di denaro frutto di evasione fiscale. E' l'esito dell'operazione condotta dalla Guardia di finanza di Milano e Monza, al termine di un’indagine sul riciclaggio. L’inchiesta, coordinata dalla Procura della Repubblica di Monza, ha ricostruito i flussi di denaro frutto di un’ingente frode fiscale messa in atto da un imprenditore di Misino (Monza), nascosti all’estero e poi fatti rientrare e ripuliti con investimenti in società in Italia, grazie alla complicità di una commercialista e di un ex funzionario di bancaUn giro di fatturazioni false per portare soldi all’estero con la complicità di società austriache, per poi far transitare i denari su conti svizzeri cifrati, farli passare da Panama e reimpiegarli in Italia in una nuova società «pulita» aperta ad hoc da una commercialista: questo il meccanismo organizzato dall'imprenditore  (con la complicità di una commercialista, di un suo collaboratore ed un ex funzionario di banca).

LE INDAGINI - Il gioco di «scatole cinesi» è stato scoperto dalla Guardia di Finanza coordinata dal Sostituto Procuratore della Repubblica di Monza Franca Macchia: il fascicolo è stato aperto nel 2013 con una prima denuncia per evasione fiscale allo stesso imprenditore, titolare di una società di produzione di mobili, accusato di aver portato all’estero oltre 20 milioni di euro con false fatturazioni, e che allora aveva patteggiato versando 7 milioni di euro. Le indagini sono poi proseguite fino all’ individuazione di ulteriori bonifici esteri collegati a fatture false con cui i soldi erano tornati in Italia in capo ad una società aperta dalla sua commercialista. Il tutto grazie al ruolo giocato anche da un ex impiegato di un istituto di credito e di un collaboratore aziendale. Che ora dovranno rispondere delle accuse di riciclaggio, utilizzo illecito di denaro proveniente di frode e appropriazione indebita, e hanno subito il sequestro di beni e liquidi per quasi un milione di euro.