Milan, Montella in bilico: ora deve vincere e fermare la Juve

Montella sa che il tempo a disposizione non è tantissimo e che alla prossima sosta ci sarà la resa dei conti: quindi, per cominciare, sarà meglio battere Genoa e Chievo e non perdere con la Juve. Altrimenti sarà ribaltone

Vincenzo Montella

Vincenzo Montella

Milano, 17 ottobre 2017 - Partiamo da un incontestabile dato di fatto per spiegare la crisi del Milan: se in otto partite di campionato sin qui disputate i rossoneri hanno vinto le quattro contro squadre che seguono in graduatoria e hanno perso le altre quattro contro formazioni che li precedono, vuol dire che il valore attuale (non virtuale...) di Donnarumma e soci è proprio quello che dice la classifica. Magari, come sostengono Fassone e Montella, mancherà qualche punticino e non si è raccolto quanto seminato; o forse si potevano gestire meglio certe situazioni e approcciare in maniera diversa determinate partite (a Genova con la Samp e il primo tempo col derby). Ma i numeri sono impietosi. E i tifosi si chiedono: perché spendere complessivamente 85 milioni per Bonucci e Andrè Silva, se poi ad oggi quella milanista è la peggior difesa fra le prime dodici formazioni in classifica e la giovane punta portoghese è ancora fermo a zero gol in campionato? La verità è che quando investi molto più di 200 milioni sul mercato la prima cosa che ti aspetti è un attaccante vero, da almeno 20 reti a stagione, cosa che evidentemente non si può pretendere da un calciatore di prospettiva ma ancora acerbo per la serie A come il lusitano, o dal quasi 30enne Kalinic. D’altro canto il campo ha dimostrato che proprio cambiando atteggiamento e rinforzando la prima linea, il Milan può far male.

E’ successo anche contro l’Inter, visto che l’ingresso nella ripresa di Cutrone ha cambiato l’inerzia del match, è servito a sbloccare i rossoneri e a sciogliere la manovra. Insomma, la squadra timida, rinunciataria, ingessata e inoffensiva della prima parte di gara, bloccata dalle proprie paure e da un esasperato tatticismo, ha dimostrato di saper e poter giocare al calcio, eccome, semplicemente spostando alcune pedine. Con due punte e Suso restituito alla sua posizione originaria tutto il Milan ne ha giovato anche se è evidente che con due attaccanti in campo assemblare gli altri non diventa semplice. E in effetti, guardando la partita, sarebbe servita più attenzione in mediana e in difesa (cambiare il modulo non è servito, a tre o a quattro le amnesie sono le stesse) perché certi palloni persi (Kessie e Biglia ancora non convincono) gridano vendetta, ma non capiterà sempre, come sostiene Montella, di trovarsi di fronte calciatori spietati e di grandissima qualità come quelli dell’Inter, che poco o nulla hanno sbagliato davanti alla porta.

Per fortuna si torna subito in campo. Già ieri mattina la squadra era al lavoro per preparare la sfida di giovedì contro l’Aek Atene, ben sapendo che con una vittoria si potrebbe ipotecare la qualificazione con largo anticipo. Ma è evidente che con la testa i rossoneri siano già proiettati al campionato: ci sono trenta partite da giocare e novanta punti a disposizione e tutto è ancora possibile, anche una rincorsa alla zona Champions. Forse non è ancora tempo per ridimensionare gli obiettivi estivi, bene fa la società a ribadire la fiducia all’allenatore (del resto valide alternative in giro non ce ne sono e i sondaggi con Mazzarri e Paulo Sousa sono rimasti tali), perché ora la caccia al colpevole sarebbe solo pretestuosa e deleteria. Però Montella stesso sa benissimo che il tempo a disposizione non è tantissimo e che alla prossima sosta (se non a fine mese) ci sarà la resa dei conti: quindi, per cominciare, sarà meglio battere Genoa e Chievo e non perdere con la Juve. Altrimenti sarà ribaltone.

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