San Siro ha un solo 'nemico': tifosi per la squadra, nel mirino della curva l'ad Galliani

Nessun riferimento alla cessione del club alla cordata cinese, nessun appunto ai futuri proprietari ma la richiesta esplicita di non trovare un posto all’attuale amministratore delegato

Adriano Galliani

Adriano Galliani

Milano, 22 agosto 2016 - C’è una curva che pulsa, che vive. Nessuna contestazione alla società per il mercato sottotono come qualcuno si attendeva (e forse sperava). Uno solo nel mirino di uno striscione: Adriano Galliani. «Via dal nuovo Milan» si legge nell’unico messaggio rivolto direttamente alla dirigenza. Nessun riferimento alla cessione del club alla cordata cinese, nessun appunto ai futuri proprietari ma la richiesta esplicita di non trovare un posto all’attuale amministratore delegato che verrà sostituito da Marco Fassone. Uno stadio che non ha risposto presente, in linea con il recente passato, ma non ha nemmeno disertato l’appuntamento: «Ci sono stati 30mila persone tra paganti ed abbonati - spiega Galliani -, non i numeri nefasti che ho letto in questi giorni. Per essere agosto a Milano è un buon risultato».

Galliani non replica alle accuse della Sud ma conferma che il Milan è alla disperata ricerca di un vice Montolivo: «Abbiamo concordato il mercato con tutte le parti, ma è ovvio che è stato un mercato particolare. Le critiche e gli elogi fanno parte del mondo del calcio. Paredes? Confermo di averlo chiesto all’amico Sabatini ma mi è stato risposto che era incedibile, c’era un no secco da parte dell’allenatore. Per quanto riguarda Kovacic, Florentino mi ha detto che non lo danno via. Montella ha chiesto un vice Montolivo, qualcuno davanti alla difesa: interverremo lì, nel rispetto del budget che mi è stato assegnato».

Massimo supporto. La Sud ha spinto i giocatori sin dal riscaldamento. Un’atmosfera rilassata, diversa da quella con cui si era chiusa la scorsa stagione. Prodiga di applausi per tutti, sostegno morale per una squadra che per 70’ buoni cerca di proporre gioco. Nel finale solo Montolivo, capitano a cui non si perdona nulla, viene un po’ preso di mira per qualche errore quando la gara si era già riaperta. Amico Sinisa. Mihajlovic ha lasciato un buon ricordo a San Siro. Lo testimoniano i grandi messaggi di affetto che tutto lo stadio gli concede quando entra sul campo e quando viene annunciato nella formazione avversaria, solitamente subissata di fischi. Mihajlovic ha apprezzato gli applausi e ha risposto con un eloquente gesto della testa. Anche se alla fine la delusione è stata cocente: «Abbiamo giocato a viso aperto, dominando per lunghi tratti del match. È una sconfitta immeritata, meritavamo almeno il pareggio. Ma chi sbaglia paga e noi abbiamo sbagliato troppo, abbiamo preso tre gol da polli. Però non posso rimproverare nulla ai miei ragazzi, che hanno provato fino all’ultimo a recuperare la partita. A Milano ho lasciato tanti amici, sarebbe stato bello pareggiare. Sono stato bene al Milan». Poi una battuta su uno degli eroi di giornata: «Donnarumma? Se lo avessi saputo prima non lo avrei fatto esordire - scherza -, lui è bravo e non ha bisogno di parare un rigore per dimostrarlo. Nel secondo tempo i è visto un Torino che ha sempre cercato di giocare, pressando alto». Consenso Montella. Ma l’attenzione del pubblico era catalizzata tutta su Montella, al primo appuntamento casalingo. È piaciuto a San Siro che non ha lesinato applausi. Anche dopo un finale concitato che ha fatto fermare diversi cuori. Un finale con giallo: alcune voci volevano un’espulsione per proteste di Niang, notizia smentita dalla Lega Calcio. Nel referto infatti non ve ne è traccia

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