Milan-Juve 1-0, Galliani euforico: "Gara vinta con i baby d'oro"

A fine partita abbraccia Donnarumma e si sporca di sangue. "A vincere la partita è stata la squadra, ma soprattutto due ragazzi nati nel 1999 e nel 1998. Anche Berlusconi è felice"

Donnarumma e Lapadula

Donnarumma e Lapadula

Milano, 23 ottobre 2016 - Partita dura e combattuta, così tanto che persino Adriano Galliani è uscito da San Siro insanguinato. «Ho abbracciato Gigio (Donnarumma, ndr.) e non mi sono accorto che aveva l’orecchio tagliato. Così mi sono sporcato la giacca, ma non m’importa: senza entrare nel blasfemo, il sangue di quel ragazzo è oro». Era felice ieri sera Galliani, dall’esultanza scomposta all’annullamento del gol di Pjanic in poi. «A vincere la partita è stata la squadra, ma soprattutto due ragazzi nati nel 1999 e nel 1998. Trentacinque anni in due, come si fa a non essere contenti? Anche Silvio Berlusconi, che ho sentito al telefono, lo è molto. Non è solo un dato, è un simbolo. Anche i vecchietti come Romagnoli (che in realtà è del 1995) hanno fatto benissimo, lui assieme a Paletta ha stretto Higuain in una morsa dalla quale l’argentino non è quasi mai riuscito a smarcarsi. Siamo davvero soddisfatti, significa che nel vivaio abbiamo lavorato bene, qualche seme è stato gettato».

E i vecchietti, cosa dicono? «Galliani si è complimentato con noi, fa sempre piacere – ha commentato Alessio Romagnoli – il merito è di Montella, ha unito lo spogliatoio. Pensare a Europa e scudetto ora è presto: godiamoci il momento». Complimenti in arrivo anche da Gabriel Paletta: «Abbiamo giocato bene – ha detto il difensore – se anche gli attaccanti lavorano sulla fase difensiva giochiamo meglio anche noi e aiutiamo nella costruzione della fase offensiva. Locatelli e Donnarumma? Con Gigi ci sentiamo al sicuro, parla molto e aiuta la squadra a stare in campo. A Locatelli, oggi, non possiamo che stringere la mano: un gol bellissimo. Per quanto riguarda le decisioni arbitrali, io non commento. Il mio lavoro non è fare l’arbitro, ma giocare ». Giocare, e possibilmente dentro uno stadio pieno. Da vuoto, San Siro un po’ triste lo è. Hanno ragione quelli che – dopo partite come l’ultima Milan-Lazio da 26mila spettatori – insistono nel dire che uno stadio tutto nuovo e privato, su modello inglese ma anche juventino, sarebbe una manna per il club e per la spettacolarità del calcio. Ma è in sere come quella di ieri, con gli spalti colmi all’inverosimile, che ci si ricorda perché la stragrande maggioranza dei tifosi milanisti (e, se è per quello, anche interisti) non riesce a sopportare l’idea di abbandonare il Meazza. Perché da pieno San Siro è uno spettacolo: più di 76mila spettatori, per un incasso record di 3 milioni e 550mila euro, cifra mai vista a San Siro finora in una gara di campionato dei rossoneri. È evidente che la voglia di rivalsa del popolo milanista è diventata incontenibile, pronta all’esplosione; che differenza abissale fra la Curva sud di ieri sera e quella decimata, spenta, carica di rabbia della scorsa stagione, sempre in polemica con la società e, soprattutto, con Adriano Galliani.

Non che il vento di polemica sia scomparso (il primo coro della sud contro Galliani è arrivato al sedicesimo minuto appena), ma almeno ha smesso di soffiare impetuoso e, se di questo c’è un merito, va anche alla squadra messa in piedi da Vincenzo Montella pescando a piene reti nel settore giovanile, fresco e pulito. A proposito di calcio pulito: bello il gesto della Curva sud che, a due riprese, ha mostrato la propria vicinanza al figlio del difensore juventino Leonardo Bonucci, Matteo, che come è noto dallo scorso luglio lotta contro una malattia che ha costretto il papà giocatore a rendersi indisponibile per più di una partita. Per lui, la solidarietà del mondo rossonero è arrivata con un annuncio vocale pochi minuti prima del fischio d’inizio e poi, verso la fine del primo tempo, con un piccolo striscione: «Matteo, tieni duro». Tutto sembra andare in direzione di un calcio sempre più sereno e vicino ai bambini. Quelli sfortunati come Matteo e come i piccoli a cui pensa Save the Children, associazione ieri in campo assieme agli allenatori di tutta la Serie A, Montella compreso, e quelli più fortunati come le giovani promesse della scuola calcio Milan, ormai affezionatissimi intrattenitori del pubblico di San Siro tra un tempo e l’altro.

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