Kakà, fine di un’era. Il Milan lo tenta: "Vedremo..."

Il brasiliano annuncia l’addio al calcio: "Farò il dirigente". Fassone aspetta una risposta

Kakà

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Milano, 18 dicembre 2017 - All'anagrafe è Ricardo Izecson dos Santos Leite, ma nei libri di storia lo troverete sotto Kakà. Da ieri la sua leggenda va in stampa, nella collana grandi addii che con Totti e Pirlo ci aveva già messo faccia a faccia col tempo che non ammette recuperi. «Mi sono preso delle settimane per decidere – spiegava ieri all’emittente brasiliana Tv Globo –. Sono stato in Europa per vedere alcune gare, sentirel’emozione dove il calcio ha il suo pieno potenziale: e lì, in maniera molto consapevole, sono giunto alla conclusione di smettere di giocare». Un addio elegante come quelle sue cavalcate palla al piede che hanno riscritto il ruolo di trequartista, dal classico dieci narciso e barocco, persino un po’ autoreferenziale, a un’interpretazione del ruolo più votata al dinamismo, allo strappo, alla modernità. Con lui la classe è scesa a compromessi con la potenza.

Riassunto in cifre: il 22. Numero che nella smorfia rossonera da anni ormai identifica la nostalgia. Dei bei tempi che furono, ovviamente. Di quando Ricky prendeva per mano il Milan e insieme si facevano belli in tutti i salotti d’Europa. Tempi di smoking e champagne, di Champions League e Mondiale per Club. Sembra passata un’eternità. In primis per noi appassionati che siamo cresciuti - o se preferite, invecchiati - con quel ragazzino di Brasilia dalla faccia buona. Ma è passata un’eternità anche per il nostro calcio. E’ stato lui, Kakà, l’ultimo a vincere il Pallone d’Oro prima che Messi e Ronaldo instaurassero una spietata diarchia. Una vita fa, ormai. E ora, che farà da grande? «Vorrei lavorare in un club con un ruolo da collante tra campo e società – ha detto il 35enne –. Ma non è detto che chi è stato un grande calciatore sia bravo anche da dirigente: bisogna studiare e io questo farò». Il nuovo Milan cinese di Fassone e Mirabelli gli ha steso tappeti rossi prima ancora che Ricky avesse fatto pace con le sue intenzioni. «E’ vero: mi hanno fatto una proposta. Vedremo...».

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