Milan, i dubbi dell’Uefa sul fair play finanziario

Dubbi sul business plan presentato da Fassone, Nyon chiede un approfondimento sui conti

Marco Fassone, ad del Milan (Ansa)

Marco Fassone, ad del Milan (Ansa)

Carnago (Varese), 22 novembre 2017 - Non è un fulmine a ciel sereno perché certe voci (provenienti da ambienti Uefa) circolavano già da alcuni giorni fra gli addetti ai lavori, ma l’indiscrezione certo non è stata ben accolta a Casa Milan: il business plan quadriennale di risanamento dei conti presentato il 9 novembre a Nyon dall’ad Marco Fassone non avrebbe convinto la Commissione Fair Play Finanziario della massima autorità calcistica continentale, con la concreta possibilità che prima di Natale (forse già l’8 dicembre) la richiesta di voluntary agreement dei rossoneri possa essere respinta.

Gli ‘spifferi’ sono arrivati anche in Spagna, tant’è che ieri mattina l’autorevole quotidiano Marca si è spinto oltre, ipotizzando non solo la bocciatura del piano da parte dell’Organo di controllo finanziario dell’Uefa, ma pure una possibile esclusione del club dalle coppe europee. Questo perché, secondo Marca, desterebbero perplessità da una parte le operazioni di mercato, dall’altra il fatto che gli investimenti siano legati ai successi sportivi (con l’ingresso in Champions), e quindi non in grado di garantire la solvibilità economica del progetto se si considera l’attuale situazione della squadra. In più mancherebbero dettagli sulla figura di Yonghong Li. Da Casa Milan, dove non si nasconde lo stupore, fanno solo notare che proprio ieri è arrivata dall’Uefa la richiesta di ulteriore documentazione e approfondimenti (probabilmente sulle misteriose attività imprenditoriali del nuovo presidente). Già nelle scorse settimane il Milan aveva fatto intendere di essere pronto anche ad accettare dei ‘covenance’ (veri e propri paletti economici per meritarsi fiducia e voluntary agreement) ma in realtà, ciò che davvero non convince l’Uefa (che avrebbe comunque apprezzato il maggiore realismo di questa seconda versione del piano) è la proprietà rossonera, ovvero Yonghong Li. E la recente inchiesta del New York Times che ha sollevato altri dubbi sull’effettivo patrimonio dell’azionista di maggioranza del Milan non fa che alimentare le perplessità. La sensazione, dunque, è che si vada verso il settlement agreement (come accaduto con l’Inter), cioè una sorta di patteggiamento a marzo 2018 fra Uefa e Milan. Con possibili sanzioni economiche (da condividere, eventualmente, con Fininvest), restrizioni della rosa e sul mercato. Anche perché, senza Champions, i sacrifici saranno dolorosi e inevitabil

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