Inter-Milan, l'ex Bonucci sarà l’anti-Icardi: per dimenticare la falsa partenza

Partita della svolta per Leo. Kalinic ko, ma c’è Andrè Silva

Leonardo Bonucci (LaPresse)

Leonardo Bonucci (LaPresse)

Milano, 13 ottobre 2017 - Riscatto e ripresa oppure caduta e crisi. Dicotomia che vale per il Milan e che calza a pennello su Leonardo Bonucci. L’acquisto simbolo, il punto esclamativo, il capitano designato dalla società: trasformato da pubblico e critica dopo qualche errore di troppo e qualche prestazione sottotono in un giocatore tutto sommato «normale». Parole che lo motivano, che lo responsabilizzano anche se qualcuno al Milan si augura che tutta questa pressione di cui si sta caricando il numero 19 non lo frulli come in una centifruga. Ora la gara contro l’Inter, società che lo ha rifinito nel vivaio prima di cederlo un po’ troppo frettolosamente ma per un giusta causa: contropartita (valutata 4 milioni di euro) nelle operazioni del 2009 che hanno portato Thiago Motta e Milito in nerazzurro, simboli del Triplete. A Bonucci il compito di fermare Icardi, che proprio Milito ha sostituito nel cuore dei tifosi: il punto di forza, quello a cui secondo Musacchio la difesa del Milan «deve togliere anche il respiro», con una marcatura asfissiante. «Nel derby - sentenzia Musacchio - dovremo essere undici leoni». Slogan da Curva Sud (che colorerà il proprio settore di rossonero con magliette e sciarpe) o imparato proprio da Bonucci.

«Giocare al fianco di Leo - aggiunge l’argentino con ancora velleità di Mondiale - rende tutto più facile. E lo stesso dico per Romagnoli, sono due grandi difensori». Diplomatico. Alla difesa Montella chiede due cose: essere più solida e essere più pericoloso sui calci piazzati in attacco. Perché , va ricordato, il Milan ha pareggiato l’ultimo derby con due blitz dei difensori, con l’apoteosi del gol di Zapata al ’97: ad accorciare le distanze ci aveva pensato Romagnoli e in quell’occasione aveva subito una torsione al ginocchio, diventata infiammazione al menisco. Un’infortunio trascinato a lungo e che ne ha ritardato lo stato di forma. «Ora sto bene – spiega Romagnoli – e quel gol lo ricordo come una gioia indescrivibile. Il mio momento preferito da quando sono al Milan. Ora imparo da Bonucci la difesa a tre, nessuno può insegnarmela meglio di lui».

Kalinic a rischio. Se la difesa non ha dubbi di uomini, ne ha invece l’attacco. Nel calcio non va escluso nulla ma l’ennesima seduta a parte, di fisioterapia, di Kalinic a 72 ore dal derby sembra essere una discreta pietra tombale sulle speranze di Montella di vedere il croato in campo. All’ottimismo dello staff medico dello scorso weekend (ripetuto ossessivamente fino a mercoledì) si è passati a sguardi cupi. I casi sono due: o il corpo di Kalinic non ha reagito alle terapie come era stato ipotizzato, oppure il Milan ha fatto un bel po’ di pretattica, come ai vecchi tempi. In ogni modo sarà quindi André Silva a guidare l’attacco rossonero: pochi dubbi, chi lo ha visto lasciare ieri sera Milanello riferisce di un sorriso a 32 denti. Per Silva un’occasione di ribaltare le gerarchie e cancellare gli ultimi dubbi di Montella.

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