Milan, l’Assemblea conferma: niente mercato

Ai soci l’ad Fassone ha dichiarato: pareggio di bilancio nel 2020 e possibile sbarco in Borsa

Marco Fassone

Marco Fassone

Milano, 14 novembre 2017 - Un'assemblea lampo, 21’ per approvare a maggioranza il passivo semestrale di 32.6 milioni. Un annuncio ricco, 22 milioni di euro arrivati come aumento di capitale da parte del presidente Yonghong Li. Una lunga chiacchierata tral’ad del Milan Fassone e i piccoli azionisti che hanno chiesto conto di progetti e strategie per il futuro. È stata una mattinata intensa quella vissuta a Casa Milan. Tanti gli argomenti trattati, una ventina le risposte date da Fassone ai soci di minoranza che per la prima volta dopo tanti anni non hanno dato battaglia, apprezzando la trasparenza della nuova società.

I conti e gli sponsor. Sei nuovi sponsor ma anche un ritardo conclamato per Milan China che finora ad Oriente si è legata alla sola Alpenwater. Pesanola perdita come partner di Audi (non ancora sostituita) e di Adidas che sarà avvicendata da Puma come sponsor tecnico: annuncio con l’anno nuovo ma meno soldi fissi (da 20 a 12) e più premi legati ai risultati. Nonostante queste pecche, Fassone si augura di raggiungere il pareggio di bilancio nel 2020 (con la possibilità di sbarcare sulla Borsa di Hong Kong) e di generare utili nel 2021. In linea con le promesse fatte alla Uefa nell’ambito della discussione sul Voluntary Agreement.

Il top player. Caldo anche il fronte mercato. A meno di emergenze improvvise non verranno fatti investimenti a gennaio, mentre slitta a giugno la scelta - delegata in toto a futuro tecnico e Mirabelli - relativa alla cessione di un top player per sistemare i conti e rafforzare la rosa. L’assioma di Fassone è semplice: vendere un giocatore a caro prezzo, per via degli ammortamenti, permette di comprarne uno a prezzo doppio senza incidere sul bilancio. Parole che sembrano però anticipare la vendita di Donnarumma (la clausola da 75 milioni è una polizza assicurativa) su cui continua il pressing del Paris Saint Germain. Ma per sopravvivere prima va rifinanziato il debito con Elliott (303 milioni), al momento nelle mani della società londinese Bgb Weston: altrimenti ad ottobre il progetto di Yonghong Li è destinato a fallire e le belle e speranzose parole a restare tali.

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