Mercoledì 24 Aprile 2024

Il Comune affianca le coppie gay: ricorso al Tar contro la Prefettura

Istanza per annullare il decreto: «Provvedimento illegittimo». I giudici dovranno decidere sulla richiesta di sospensiva avanzata da due coniugi di Nicola Palma

Il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia

Il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia

Milano, 26 gennaio 2015 - Si chiama ricorso «ad adiuvandum», in gergo tecnico. Cioè al fianco di chi ne ha già presentato uno, condividendone le ragioni. Il Comune lo ha inoltrato nelle scorse settimane al Tar della Lombardia per sostenere quello notificato a novembre da una delle coppie omosessuali sposate all’estero e poi riconosciute all’Anagrafe dal sindaco Giuliano Pisapia in qualità di Ufficiale di Stato civile. L’obiettivo: ottenere l’annullamento del decreto prefettizio che ordina al primo cittadino di cancellare dai pubblici registri i matrimoni gay.

Lo scontro va avanti ormai da mesi. Ripercorriamone le tappe. A cominciare dallo scorso 9 ottobre, quando Pisapia trascrive i primi sette matrimoni celebrati Oltralpe, contravvenendo volutamente al diktat del ministro dell’Interno Angelino Alfano. Diciotto giorni dopo, il prefetto Francesco Paolo Tronca invita piazza Scala a depennare quelle unioni dall’Anagrafe, ricevendo come risposta un secco «no». E si arriva così al 4 novembre 2014. Corso Monforte dispone l’annullamento d’ufficio delle trascrizioni (nel frattempo diventate tredici) con la seguente motivazione: «Il matrimonio contratto all’estero tra persone dello stesso sesso, al di là della validità formale secondo la legge straniera, non può essere oggetto di trascrizione, in quanto l’Ufficiale di Stato civile (il sindaco, ndr) ha il dovere di verificare la sussistenza dei requisiti sostanziali necessari, tra cui la diversità di sesso». Insomma, non si può fare. Di tutt’altro avviso la Giunta Pisapia, che lo mette nero su bianco nella delibera che dà mandato all’Avvocatura comunale di rivolgersi al Tribunale amministrativo: «Il provvedimento e l’ordine conseguente non appaiono legittimi e ledono direttamente i diritti dei coniugi che vengono privati di tutti gli effetti giuridici riconducibili al matrimonio validamente celebrato all’estero, incidendo direttamente nella loro sfera giuridica privata e sociale».

Si va in aula, in poche parole. Non senza una sottolineatura: «Poiché l’ordine di annotazione rivolto specificamente al sindaco di Milano appare contra legem, il sindaco ha interesse e legittimazione a impugnarlo anche in via autonoma, chiedendone l’annullamento». Detto altrimenti: se non lo avessero contestato i due coniugi, ci avremmo pensato noi. Ora si attende il primo pronunciamento dei giudici di via Corridoni, chiamati a decidere sulla richiesta di sospensiva del decreto. Corre, invece, su un binario parallelo l’inchiesta della Procura, nata dall’esposto presentato da un’associazione di pensionati: per adesso, il pm Letizia Mannella si è limitata ad acquisire la documentazione sulle trascrizioni, senza iscrivere nessuno nel registro degli indagati. Al momento, si procede contro ignoti, anche se, come ha dichiarato lo stesso Pisapia, in questo caso «l’ignoto è noto: sono io». [email protected]