Matrimoni gay, Pisapia firma altre 4 trascrizioni

Ma il prefetto non ha ancora deciso. Due le strade percorribili: chiedere un intervento alla Procura oppure un provvedimento in autotutela per bloccare le trascrizioni del Comune di Nicola Palma e Stefania Consenti

Una delle dodici coppie che per prime hanno richiesto la trascrizione all’Anagrafe

Una delle dodici coppie che per prime hanno richiesto la trascrizione all’Anagrafe

Milano, 26 ottobre 2014 - Nozze gay, il sindaco Giuliano Pisapia va avanti per la sua strada. Secondo i legali della rete Lenford, nei giorni scorsi il Comune ha trascritto altri quattro matrimoni celebrati all’estero: «E ci sono molte richieste in arrivo», conferma l’associazione che si batte per la tutela dei diritti degli omosessuali. Se consideriamo le sette unioni registrate un paio di settimane fa, sono già undici le coppie che hanno ritirato all’Anagrafe di via Larga il documento che ne attesta il nuovo stato di «coniugati», pur con la precisazione che il passo compiuto dall’amministrazione «ha valore ed efficacia meramente certificativa, dichiarativa e di pubblicità».

Insomma, il primo cittadino non arretra. Anzi rilancia. Con una certezza: «Si tratta di un atto nel pieno rispetto della legge – sostiene l’avvocato – che prevede questo obbligo quando si tratta di matrimoni celebrati legittimamente secondo le norme dei Paesi in cui sono svolti». Resta invece l’impasse a Palazzo Diotti. Col prefetto Francesco Paolo Tronca costretto a fare i conti da una parte col diktat del numero uno del Viminale, Angelino Alfano, che continua a fare pressing per l’annullamento di quei provvedimenti (nonostante i seri dubbi sulla reale competenza in capo ai responsabili territoriali del Governo), e dall’altra con la risolutezza di Pisapia, col quale peraltro ci sono da sempre ottimi rapporti personali e istituzionali.

A inizio settimana, piazza Scala ha trasmesso a corso Monforte i documenti richiesti, ma al momento non è arrivata una decisione definitiva. Due le strade percorribili, entrambe impervie e ad alto rischio bocciatura. Partiamo dalla prima, imboccata senza esito dal prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro: suggerire un intervento alla Procura della Repubblica, titolata a impugnare eventuali pronunciamenti del Tribunale civile sulle trascrizioni. Tuttavia, il caso della capitale sconsiglia questa via, specie dopo il «no» opposto dal procuratore capo Giuseppe Pignatone a Pecoraro su un eventuale intervento della magistratura romana. I colleghi milanesi stanno pure loro studiando la questione dal punto di vista giuridico, ma è assai probabile che un’eventuale richiesta di Tronca finisca nel vuoto. Passiamo all’alternativa: emettere un autonomo provvedimento in autotutela. In questo caso, però, scatterebbe inevitabile il ricorso delle coppie al Tribunale amministrativo della Lombardia per chiedere l’immediata sospensiva cautelare. Con annesso strascico polemico. E oggi come oggi non se ne sente proprio il bisogno. Anche perché l’eco dello scontro tra il ministro Alfano («Noi siamo per un riconoscimento e un rafforzamento dei diritti civili individuali, ma matrimoni no», ha ribadito ieri il leader del Nuovo Centrodestra) e i sindaci ribelli di mezza Italia è arrivata persino sulle pagine del quotidiano statunitense New York Times. mario.consani@ilgiorno.net; nicola.palma@ilgiorno.net

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