Coppia dell'acido, la madre di Alex: «Achille sia affidato solo a me»

«Devo proteggerlo ancor più di mio figlio Alexander. Cosa penserà mio nipote leggendo gli articoli sulla mamma e scoprendo che lo ha fatto per lui?» di Benedetta Della Rovere

Patrizia Ravasi con il figlio Alexander Boettcher in Tribunale a Milano

Patrizia Ravasi con il figlio Alexander Boettcher in Tribunale a Milano

Milano, 24 agosto 2015 - «La priorità adesso è mio nipote, per questo chiederò ai giudici del Tribunale dei minori che venga affidato a me». Patrizia Ravasi, la mamma di Alexander Boettcher, è pronta a dare battaglia per ottenere la custodia esclusiva del piccolo Achille, nato a Ferragosto alla clinica Mangiagalli. L’intesa, trovata di recente, con i genitori di Martina Levato, complice del figlio nelle aggressioni con l’acido, sembra essersi già incrinata. «Capisco benissimo la disperazione dei nonni materni – dice – e condivido la loro preoccupazione. In questi momenti, però, bisogna mantenersi lucidi. E per il bene del bambino qualcuno deve fare un passo indietro». Quando il Tribunale dei minori, subito dopo il parto, non ha permesso alla ragazza di vedere il neonato, Patrizia Ravasi aveva sfidato i magistrati: «Prima di portarlo via, devono passare sul suo cadavere», aveva detto. Adesso, invece, «per riuscire ad andare avanti» ha scelto di concentrarsi su di sé, ritrovando la calma necessaria a «valutare ciò che è meglio per il piccolo». «Devo proteggerlo ancor più di mio figlio Alexander», dice. Anche a costo di perderlo. «Se per il Tribunale l’adozione dovesse garantire una maggiore serenità al bambino, sarei pronta ad accettarlo».

Il pensiero va al momento in cui Achille, ormai cresciuto, dovesse scoprire di essere il figlio una mamma come Martina, condannata per aver lanciato l’acido per «purificarsi». «Credo che non siano i figli a dover cambiare i genitori, ma che abbiano il compito di proteggere i figli. Cosa proverà il bambino, quando leggerà gli articoli sulla sua nascita e scoprirà che la mamma lo ha fatto per lui? Penserà di essere la causa di tanto male – aggiunge – e ne soffrirà enormemente».

Anche se è stata al fianco di Alexander per tutto il processo, concluso con una condanna a 14 anni per lui e Martina, non fa sconti nemmeno al figlio. «Posso anche credere che Alexander non c’entri nulla con le aggressioni, come dice, ma ha comunque la responsabilità di essersi circondato di persone sbagliate, fragili, come Martina e come Andrea Magnani». Anche se prima di una decisione definitiva sull’adottabilità del bambino passeranno molti mesi, si sono già fatte diverse decine di coppie che da tempo stanno aspettando la possibilità di prendersi cura di un figlio. La cancelleria del Tribunale dei minori è stata letteralmente sommersa da lettere, email e telefonate i potenziali genitori. Il percorso, però, sarà ancora lungo. La prima tappa è stata fissata dai giudici minorili per il 30 settembre, quando, anche alla luce delle valutazioni dei servizi sociali, dovranno decidere se il piccolo possa essere affidato o crescere sereno anche in famiglia, magari grazie ai nonni. Dopo il riconoscimento da parte di Alex, l’avvocato Valeria Barbanti depositerà un’istanza al Tribunale dei minori per chiedere che il bambino sia affidato alla nonna paterna.

La spaccatura con i genitori di Martina, assistiti dagli avvocati Laura Cossar e Stefano De Cesare, che chiedono anche loro l’affidamento del piccolo, rischia di allargarsi. Questa mattina parteciperanno ad un incontro con i servizi sociali, negli uffici di via Dogana, per stabilire orari e tempi degli incontri con il piccolo, affidato ad una casa famiglia. Le visite, sotto il controllo costante degli assistenti sociali, serviranno proprio per valutare la loro capacità di occuparsi del bimbo, affiancando la figlia. Tempi e orari degli incontri tra la mamma, il padre e il piccolo, invece, verranno stabiliti dal Tribunale. 

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro