Coppia dell'acido, lunedì primo incontro di Alex con il figlio

La mamma di Boettcher: "Penso che Alexander possa crescere suo figlio". E Martina sull'aggressione a Pietro Barbini: "L'ho coinvolto io, travolgendolo in una vicenda molto grave. Per i danni causati a Pietro Barbini, mi sento enormemente in colpa ed è giusto che paghi"

Alexander Boettcher

Alexander Boettcher

Milano, 4 settembre 2015 - Alexander Boettcher vedrà per la prima volta suo figlio. L'incontro è fissato per lunedì 7 settembre. Il broker condannato a 14 anni di carcere con l’amante Martina Levato per l’aggressione con l’acido a Pietro Barbini potrà incontrare il piccolo partorito dalla coimputata il 15 agosto. Il bimbo, affidato ai servizi sociali, verrà portato a San Vittore dove incontrerà anche la mamma in un diverso orario, alla presenza di un assistente sociale, di uno psicologo e di due educatori.

Nei giorni scorsi Boettcher ha incontrato gli operatori dei servizi sociali incaricati di stilare una relazione nel procedimento di adottabilità del figlio, che hanno comunicato tempi e modalità delle visite. Boettcher tornerà in aula il 16 settembre per l’udienza di un secondo processo in cui è accusato di associazione a delinquere finalizzata ad altre aggressioni con l’acido.  

È prevista l’audizione dei primi testimoni, tra cui Antonio Margarito, lo studente dell’Università Cattolica di Milano che, nel maggio del 2014, avrebbe subito un tentativo di evirazione da parte della bocconiana Martina Levato. Nelle prossime udienze verranno ascoltati anche Stefano Savi, sfigurato con l’ acido lo scorso 2 novembre, e il fotografo Giuliano Carparelli, che riuscì a evitare l’agguato circa due settimane dopo. 

LA MAMMA DI ALEX - "Non ho ancora visto il bambino - ha dichiarato Patrizia Ravasi la madre di Alexander Boettcher in un’intervista rilasciata a alla trasmissione 'Quarto Grado' -. Il fatto che sia stato allontanato da Martina, penso sia stata una decisione sofferta da parte del Tribunale dei Minori. Io mi sono proposta in seconda battuta per l’affido, perché in prima il legale aveva proposto mio figlio. E una volta chiariti bene i ruoli e le responsabilità di quanto accaduto, penso che Alexander possa crescere suo figlio".

"Se dovessero affidarmelo (il bambino, ndr) - ha proseguito la donna - lo riempirò sicuramente d’amore... lo supporterò in tutti i sensi e avrò un approccio molto educativo. Non lo priverò mai della presenza degli altri nonni, che penso sia fondamentale, e cercherò, per quanto possibile, di offrirgli una vita normale. Il bambino va preservato e protetto in tutti modi». «Sono una donna moralmente integra, per cui con mio figlio uso la stessa chiarezza e integrità - afferma Patrizia Ravasi -. Non mi ha mai sfiorato il dubbio che possa essere l’ideatore di un piano criminale. Ho sempre detto che mio figlio deve pagare per le reali colpe che ha, ma sono colpe che ritengo non siano criminali». «La coppia diabolica - osserva ancora - che ha riempito le pagine dei giornali non è mai esistita. In questo caso c’è una coppia genitoriale e un terzo uomo, che ha un ruolo fondamentale in questa vicenda".

MARTINA: "L'HO COINVOLTO IO" - Nel frattempo nel memoraiale di Martina Levato (reso notao a "Quarto Grado") che narra i dettagli della vicenda riguardante Pietro Barbini l'ex studentessa bocconiana scrive: "Alexander non era in via Carcano per caso. Era lì perché gli ho dato appuntamento io, travolgendolo in una vicenda molto grave". Nel memoriale, Martina ripercorre l’intera vicenda, e in particolare gli accordi che avrebbe preso con il complice, il cosiddetto ‘terzo uomo', Andrea Magnani. E spiega inoltre che non avrebbe voluto arrecare un danno alla vittima dell’aggressione con l’acido, Pietro Barbini. «Il 28 dicembre 2014 (...) raggiungo Magnani sotto casa sua. È già in macchina e mi sta aspettando. Ha nell’auto le bottiglie di acido. Con lui - scrive la studentessa - mi sono accordata circa una settimana prima del fatto. Andrea parlava della sua partecipazione a ‘squadre di volontariato' (così le chiamava), che aiutavano le persone in difficoltà, punendo gli aggressori con la violenza. Quindi gli dico che ho bisogno di aiuto con un ragazzo che mi disturba da anni. E gli chiedo di non dire nulla ad Alexander. Andrea è subito disponibile e interessato e mi propone di usare alcune sostanze caustiche per colpirlo». «Non avevo intenzione - spiega infine Martina nel suo memoriale - di fare un danno a Pietro. Volevo semplicemente spaventarlo». Tuttavia, «per i danni causati a Pietro Barbini, mi sento enormemente in colpa ed è giusto che paghi».

 

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