Lo sfregio della coppia dell’acido: sconto di pena solo a Martina

Impianto accusatorio confermato in Appello: 14 anni a Alex, 12 all’ex di MARINELLA ROSSI

Alexander Boettcher accompagnato da carabinieri e penitenziaria in tribunale a Milano

Alexander Boettcher accompagnato da carabinieri e penitenziaria in tribunale a Milano

Colpevoli, ma non ugualmente colpevoli. La coppia dell’acido si sfalda, anche e non solo su una piccola ma significativa differenza di pena, di fronte alla terza Corte d’appello (Fabio Tucci, Simona Improta, Piero Gamacchio. Quattordici anni di reclusione per Alexander Boettcher, dodici per Martina Levato in rito abbreviato. Più colpevole lui di lei, pur essendo lei esecutrice materiale, dell’assalto a base di acido solforico sul volto di Pietro Barbini, l’ex compagno di Martina al liceo Parini, che il 28 dicembre 2014 assaggiò sul suo volto di bel ragazzo - universitario a Boston - le conseguenze dei riti purificatori e punitivi della coppia dell’acido. I giudici hanno confermato la pena irrogata in primo grado (giudizio per direttissima e in abbreviato) solo per Boettcher, ma hanno riconosciuto a Martina l’aver intrapreso una strada di reale distacco dalle atroci violenze inflitte. Intatto l’impianto accusatorio: riconosciute tutte le aggravanti, esclusa ogni attenuante a entrambi. Solo un ricalcolo della pena base porta allo sconto a favore di Martina.

Milano, 22 aprile 2016 - Quel piccolo scarto fa la differenza. Tra chi con ottusa ostinazione nega persino l’evidenza su un martello impugnato e pronto a essere affondato su un ragazzo già sfregiato dall’acido, e chi, lacrime di sconforto e poi di sollievo, vince una piccolissima battaglia: essere creduta, almeno un po’, dai suoi giudici. È cambiata, Martina? Ha smesso di coprire con un mantra ossessivo la crudeltà del suo ex amore Alexander? Due anni in meno, sarebbero, in teoria, la prima concessione di credito che riceve. Alex, immusonito, è «deluso» - secondo i suoi legali, Giovanni Flora e Lamberto Rongo. Martina, che si dice trasformata, trova - secondo il suo legale Alessandra Guarini - «il conforto di essere stata almeno in parte ascoltata». Lui, pullover grigio e pantaloni in tinta, guarda fisso davanti a sé, giura ancora innocenza e ignora l’esistenza dell’ex amante. Lei, camicia bianca e pantaloni neri, volge a tratti lo sguardo verso di lui, a scrutarne le reazioni, ora che ha avuto il coraggio di accusarlo come il regista delle scarnificazioni di quelli con cui l’ha tradito.

Lui, con un ennesimo memoriale, parla di un martello mai toccato (ma il padre di Pietro Barbini glielo tolse di mano) e questiona sul fatto che, da uomo tradito, non può essere l’avvocato di Martina a pesare quanto soffrisse o meno per tale affronto. Lei, atterrita e arresa, incassa in lacrime l’ultimo affondo dell’accusa, il sostituto pg Lucilla Tontodonati, che chiede la conferma a 14 anni per entrambi, rifiuta distinguo tra la coppia dell’acido, e la tesi di una Martina vittima di Alex: «Qui l’unica vittima si chiama Pietro Barbini». Già, Pietro, l’ex compagno di liceo, finito nel gorgo delle purificazioni dettate da Boettcher ed eseguite da Levato (complice Andrea Magnani), l’ultimo in ordine di tempo, dopo Stefano Savi e Giuliano Carparelli. Ma con sei ore di camere di consiglio, una differenza viene marcata dai giudici, e su quella, forse, la procura potrà ancora lavorare se volesse interrogare la “nuova” Martina Levato. Quella che cerca “riscatto” scrivendo per il giornale del carcere, lavorando a pratiche amministrative, elaborando testi di Shakespeare per il teatro delle detenute.

Ma il fatto, il fattaccio, resta nudo e crudo. Pietro è stato sfregiato orribilmente e in modo permanente: la sua vista è addirittura precipitata a due decimi (come riporterà il perito incaricato dal tribunale, l’oculista Paolo Nucci). II fatto atroce è corredato di aggravanti, dai futili e abietti motivi alla premeditazione all’uso di aggressivi chimici. L’appello conferma la prima sentenza della nona penale, cui la coppia dell’acido arrivò all’alba del 29 dicembre 2014, per direttissima (portata dal pm Marcello Musso) e in rito abbreviato (con lo sconto di un terzo). E la conferma riguarda anche la provvisionale accordata a Pietro e ai suoi familiari: un milione e 100 mila euro. Tanto che il legale di parte civile, Paolo Tosoni (con Chiara Graffer), parla di una «sentenza positiva: non indebolisce l’accusa, ma riconosce a Martina un diverso atteggiamento processuale». Come l’ultimo tentativo di porgere delle scuse a Pietro. Non bastano, certo, ma potrebbe essere un buon inizio.

di MARINELLA ROSSI

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro