Delitto Manesco, ammazzato per la pensione: l'omicidio era premeditato - FOTO

Il terribile omicidio di Adriano Manesco, secondo gli inquirenti, era premeditato. I due presunti killer volevano vivere in Thailandia con i soldi della pensione del professore di Anna Giorgi e Agnese Pini

Gianluca Civardi (sopra) e Paolo Grassi (sotto)

Gianluca Civardi (sopra) e Paolo Grassi (sotto)

Milano, 12 agosto 2014 - Un omicidio premeditato. Quando Gianluca Civardi, 30 anni, e Paolo Grassi, 31, hanno incontrato il professore Adriano Manesco, giovedì scorso, nel suo appartamento di via Settembrini 41, avevano intenzione di ucciderlo. Ne sono convinti gli investigatori della squadra mobile, coordinati dalla procura di Piacenza. E si fa più nitido, in queste ore, il movente di tanta brutalità nei confronti di un 77enne, sebbene si tratti ancora solo di un’ipotesi. 

LA PREMEDITAZIONE I due giovani con velleità di fuga volevano aprire un’agenzia di viaggi con sede a Bangkok che facesse conoscere meglio la Thailandia agli italiani. E lo volevano fare sfruttando la pensione di Manesco. Una pensione che già in parte confluiva sulle carte di credito a loro intestate, che Grassi e Civardi maneggiavano con disinvoltura. In un anno i due presunti killer avevano sottratto a Manesco circa diecimila euro, sfruttando «l’amicizia particolare» che si era instaurata fra loro. Non grosse cifre, ma sufficienti per iniziare una nuova vita a Bangkok. Ufficialmente al business avrebbe dovuto partecipare anche il professore, come consulente e insegnante di lingua. E quest’ultimo particolare lo racconta Civardi, nelle prime dichiarazione spontanee e molto confuse rese davanti ai poliziotti della squadra mobile di Piacenza, poi messe a verbale. Civardi (Grassi si è avvalso della facoltà di non rispondere) racconta che il giorno in cui lui e l’amico Paolo sono saliti a Milano da Piacenza, in treno, avevano portato una grossa valigia per trasportare meglio i libri e i documenti che avrebbe dato loro il professore. Dettaglio che non regge, (la valigia sarebbe servita ad altro), ma che aggiunge qualche certezza all’ipotesi della premeditazione. I due presunti killer potrebbero quindi aver pianificato un progetto folle: uccidere Manesco e scappare in Thailandia continuando a usare la pensione che già transitava sui loro conti. 

LA VITTIMA PERFETTA Manesco aveva pochissimi amici e nessun parente stretto. I suoi killer potevano contare sul fatto che difficilmente qualcuno avrebbe dato l’allarme della sua scomparsa, almeno in un breve arco di tempo. Loro, quindi, avrebbero potuto continuare a contare sulla pensione e sui risparmi del professore. Indisturbati.

SOLO ANCHE DA MORTO                                                                                                                                                                                                 Nessuno per ora si sia presentato a riconoscere il suo cadavere all’obitorio, a riprova della solitudine del professore. Nelle ultime ore gli investigatori hanno rintracciato un parente lontano che abita in un’altra città. Spetterà a lui l’incombenza di confermare l’identità di quel che resta di Adriano Manesco. 

IL CORPO IRRICONOSCIBILE Dall’autopsia è emerso che i polpastrelli della vittima erano stati abrasi con l’intento di impedirne il riconoscimento. La testa di Manesco è invece stata segata e chiusa in un sacchetto a sua volta sigillato con molto nastro adesivo. Manesco è praticamente irriconoscibile.   

IL RICATTO SESSUALE Il fatto che fra la vittima e i suoi presunti assassini ci fosse un rapporto di natura intima potrebbe essere avvallato dai numerosi oggetti sadomaso trovati nella Seicento di Paolo Grassi, tra cui un paio di manette.  

PRONTI A UCCIDERE Nell’automobile di Grassi gli investigatori hanno trovato anche un coltello a serramanico e dei guanti antitaglio.  

LE TRACCE BIOLOGICHE Alla vigilia dell’interrogatorio di garanzia, che si terrà oggi, l’obiettivo degli investigatori della Mobile di Piacenza e di Milano è consolidare le prove raccolte per inchiodare i due giovani alla loro responsabilità diretta nel delitto. A cominciare dalle tracce biologiche repertate nell’appartamento dell’ex prof e nel trolley nero usato per nascondere il suo cadavere, prima di buttarlo in un cassonetto vicino alla stazione di Lodi. 

LA SCENA DEL DELITTO Manesco è stato ucciso nel salotto del suo appartamento: scala centrale, quarto piano. L’anziano potrebbe essere stato prima strangolato con un filo di ferro rivestito di nylon, poi finito con un paio di forbici che lo hanno colpito per 13 volte sul torace. Fra gli oggetti trovati nei sacchetti poi gettati in un cassonetto a Lodi, insieme al cadavere, c’era anche il copridivano di Manesco sporco di sangue. È probabile che i killer abbiano aggredito l’ex prof proprio mentre era seduto su quel divano.  

IL COMPLICE Gli inquirenti stanno cercando di individuare un possibile complice di Grassi e Civardi. Che avrebbe potuto aiutare i due nella pianificazione del delitto. Oppure che avrebbe fatto da spalla dopo l’omicidio, per aiutarli a tornare a Piacenza in macchina. I due avevano infatti raggiunto Milano in treno, ma non è ancora chiaro come siano riusciti a tornare a casa.

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