Magnini e Pellegrini, l'apneista Maric: "Con loro agli Europei, ma il mio sogno sono le Olimpiadi di Rio"

Si tratta del primo caso in Italia in cui un apneista affianca dei professionisti del mondo del nuoto. "Il loro allenatore ha trovato le mie idee e il mio modo vincente, le cose stanno andando bene, faremo il punto dopo Berlino" di Lorenzo Pardini

Filippo Magnini, Federica Pellegrini e Mike Maric

Filippo Magnini, Federica Pellegrini e Mike Maric

Milano, 18 agosto 2014 - I grandi campioni hanno sempre delle solide fondamenta su cui poggiare. Federica Pellegrini e Filippo Magnini, i fidanzati d’Italia più forti dello stivale, hanno creato un loro team, il Pool Metal Jacket, che ha l’obiettivo di seguirli e farli andare sempre più forti. Allenatore, medico, tre fisioterapisti e c’è anche un apneista, che è niente meno che Mike Maric.  Il suo curriculum parla da solo: discepolo di Umberto Pellizzari, svariati titoli nel palmarés, nel 2004 è stato anche primatista mondiale di Jump Blu (apnea in mare). Croato di origine, milanese di nascita e lodigiano d’adozione, il 40enne istruttore di apnea da fine settembre segue i due fuoriclasse del nuoto azzurro.

Maric come è nata la collaborazione?

«Da cinque anni conosco Matteo Giunta (cugino di Magnini e allenatore dei due ndr). Ci siamo rivisti dopo i Mondiali di Barcellona dello scorso anno. Abbiamo parlato della monopinna e degli allenamenti in apnea. Alla fine a settembre abbiamo deciso di iniziare questo percorso insieme».

In cosa consiste il suo lavoro?

«Per fare apnea bisogna respirare molto bene in modo da prendere più aria possibile e, soprattutto, più ricca di ossigeno. In questi mesi li ho insegnato ad utilizzare meglio il diaframma per la respirazione. Loro devono respirare aria più ricca d’ossigeno. E’ come se il loro carburante, perché l’aria è la loro benzina, avesse più ottani. Se respiri in un certo modo, riesci ad avere più ossigeno e migliorano le prestazioni. Abbiamo utilizzato anche la monopinna. Ne abbiamo usato una media e una grande per lavorare su caviglie, bacino e cingolo scapolo-omerale. Questa, associata agli esercizi di respirazione, aumenta la mobilità del diaframma».

C’è mai stato qualche intoppo?

«Le prime volte quando assumevo delle posture particolari, accompagnate da espressioni strane, loro cercavano di seguirmi, ma alla fine finiva che scoppiavamo a ridere».

Avete già avuto dei risultati concreti?

«A dicembre, agli Europei in vasca corta di Herning, Federica ha vinto l’oro nei 200 sl e il bronzo nei 400 sl. Filippo, invece, il bronzo nei 200 sl e l’argento nella staffetta 4x50 sl. Direi che i risultati parlano da soli».

Come li vedi in vista degli Europei in vasca lunga, in programma a Berlino da oggi e fino a domenica?

«Decisi, carichi e in un ottimo stato di forma. Le premesse per far bene ci sono tutte».

Siete il primo caso in Italia in cui un apneista affianca dei professionisti del mondo del nuoto. Come mai?

«Sono fuori dalle dinamiche della Federazione Italiana (FIN ndr) e non mi posso esprimere, ma posso solo dire che Matteo Giunta è un allenatore dotato di una grande lungimiranza. Non è legato alla tradizione ed è aperto e innovativo. Ha trovato le mie idee sull’apnea e il mio modo vincente e ha accettato».

Fino a quando andrà avanti questa unione?

«Faremo il punto della situazione dopo Berlino. Le cose, comunque, stanno andando molto bene e la mia sensazione è che continueremo ancora. Il mio sogno sarebbe arrivare fino alle Olimpiadi di Rio 2016. Sarebbe veramente un bellissimo traguardo. Nell’apnea come atleta ho partecipato agli Europei e Mondiali, ma mai ad un Olimpiade perché il nostro sport non è olimpionico. Accompagnare Federica e Filippo in Brasile sarebbe un grande onore, oltre ad un sogno che si realizza».

di Lorenzo Pardini

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