Milano, laurea ad honorem ai "preti di strada" Ciotti, Rigoldi e Colmegna: "Un esempio il loro impegno per la legalità"

All'Università Statale di Milano Laurea Honoris Causa ai 'preti di strada': don Luici Ciotti, don Virginio Colmegna e don Gino Rigoldi "per il loro prolungato e straordinario impegno in favore dei diritti dei più deboli, della costruzione di relazioni sociali più eque e dell'educazione alla legalità costituzionale. Pisapia: "Un segnale forte per la città" FOTO - L'inaugurazione dell'anno accademico in Statale

La consegna della laurea ad honorem a don Rigoldi, don Ciotti e don Colmegna (Newpress)

La consegna della laurea ad honorem a don Rigoldi, don Ciotti e don Colmegna (Newpress)

Milano, 4 dicembre 2014 - All'Università Statale di Milano Laurea Honoris Causa ai 'preti di strada': don Luici Ciotti, don Virginio Colmegna e don Gino Rigoldi "per il loro prolungato e straordinario impegno in favore dei diritti dei più deboli, della costruzione di relazioni sociali più eque e dell'educazione alla legalità costituzionale". 

PISAPIA: "TRE PRETI PER LA LEGALITA'" - Anni fa non si sarebbe immaginato di vedere tre preti di strada, nostri amici, prendere la laurea ad honorem, per la loro lotta per la legalitá. Questo è un segnale forte da Milano a tutto il Paese e anche a tutto il mondo" ha detto il sindaco Giuliano Pisapia  Scherzando per il lapsus sfiorato, parlando di apertura di anno giudiziario invece che universitario, Pisapia ha ricordato che le universitá "danno una mano ogni giorno alla cittá per superare le difficoltá portando avanti progetti comuni. Finalmente a Milano c'é collaborazione tra soggetti diversi che hanno lo stesso obiettivo: il bene comune. È un percorso comune che arricchisce tutti". La cerimonia di oggi, in Statale, secondo il sindaco è anche il modo per "coinvolgere i giovani e la societá civile sull'importante tema della legalitá".

DON COLMEGNA: "BASTA GESTIRE PAURA CON AGGRESSIVITA''" -  Il problema casa e i modi in cui viene gestito. Don Virginio Colmegna ne parla durante il suo intervento alla Statale di Milano. E spiega che "servono case che siano dimora e strade che portino alle case, soprattutto in un periodo come questo, dove la paura esce dai normali e abituali confini e diventa patologica, viene gestita in modi aggressivi, incapaci di riassumere la complessita' del vivere, incapaci di dare risposta coraggiose che nascono solo da una profonda visione etica, umana civile e spirituale". Il don invita ad "accogliere lo straniero perche' e' il paradigma di questa alterita' radicale e di una cultura che non vede nell'altro un diverso da escludere, da espellere, da demonizzare". Alla Casa della Carita' "accogliamo persone senza permesso di soggiorno spiega - ma abbiamo abolito la parola 'clandestino' perche' avvertiamo quanta irregolarita' viene prodotta da dei meccanismi legislativi inadeguati, dall'abitare in strada e da una diffusa e sotterranea disperazione". E poi una bacchettata ai giornalisti che nei loro articoli, non sempre raccontano, secondo don Colmegna, tutte le facce della verita'. O non sempre danno spazio a storie positive che riguardano rom onesti e rispettosi delle regole. "Quando si racconta di migranti e rom che occupano case popolari destinate ad altri - chiede - , perche' non dire anche di quei rom, ai quali e' stata data a Milano una possibilita' concreta di abbandonare la vita nei campi, e che oggi vivono in case dove pagano l'affitto, mandando i figli a scuola con regolarita' e che si mantengono lavorando?". E ancora "comunicare e' impegnativo, posso capire i tempi brevi nei quali un cronista deve imbastire un articolo. Ma la fretta non puo' giustificare il racconto di una parte sola della verita' - conclude - . Proprio perche' non hanno diritto e non hanno voce, i piu' poveri tra i poveri, hanno bisogno di non essere considerati unicamente un problema, problema di costi, di ordine pubblico, o peggio ancora essere indicati come un pericolo. Non hanno bisogno di falso pietismo ma di giustizia e di giusta comunicazione". 

DON CIOTTI: "CASE PER TUTTI" -  Il vero problema è quando "non si fanno le politiche giuste, quando non viene applicato l'articolo 3 della costituzione" quello che sancisce l'uguaglianza e la pari dignita' sociale dei cittadini davanti alla legge, e dunque: "casa per tutti". Don Ciotti, lo sottolinea nel suo intervento all'Universita' degli studi di Milano, dove oggi e' stato insignito della laurea honoris causa in comunicazione pubblica e di impresa, e richiama l'attenzione sull'emergenza abitativa, in un periodo 'caldo' per i quartieri periferici milanesi, dove da settimane si assiste a sgomberi degli inquilini abusivi e contestazioni. "La piu' grande ferita - ha detto il presidente nazionale di Libera - non sono le minacce, per me e' mi auguro per tutti noi, ma e' quando vediamo che non c'e' giustizia sociale". 

DON RIGOLDI: "CIO' CHE NON SI CURA DEGENERA" -  "Il rischio di esplosione nelle periferie di Milano c'è se nessuno ci guarda dentro, se nessuno va ad ascoltare e a proporre un progetto diverso da fare assieme". E' quanto afferma don Gino Rigoldi cappellano del carcere minorile Beccaria, interpellato sulla attuale situazione delle periferie milanesi.  "Ho visto molti ragazzi cambiare, anche Latin Kings diventare volontari - ha aggiunto - ma perché ció accada é necessario esserci, occuparsene. Ció che non si cura, come evidente, degenera".

TRE STORIE DI FEDE E LEGALITA' - Impegnato sul fronte della tossicodipendenza e della lotta alle mafie, don Luigi Ciotti è fondatore del Gruppo Abele a Torino nel 1965 e poi, sul piano nazionale, dell'associazione "Libera - Associazioni, nomi e numeri contro le mafie" nel 1995. In prima linea nell'assistenza e nell'accoglienza degli immigrati e dei senzatetto, don Virginio Colmegna ha fondato la "Casa della carità" a Milano nel 2004. Cappellano presso l'Istituto penale per i minori "Cesare Beccaria" don Gino Rigoldi è da sempre dedito alla causa dei giovani in difficoltà e ha fondato nel 1975 l'Onlus "Comunità nuova".