Expo, nuova interdittiva su Teem. E Cantone: basta deroghe

Misura antimafia della Prefettura sui lavori stradali della tangenziale est esterna di Milano di Luca Zorloni

Alcuni operai sui cantieri della Teem

Alcuni operai sui cantieri della Teem

Milano, 20 dicembre 2014 - Il numero è già record, perché il complesso delle interdittive antimafia emesse dal 2011 a oggi dalla Prefettura di Milano è di gran lunga superiore a quante ne sono state elevate in tutto il nord Italia. Ma sembra destinato ad aumentare: giovedì infatti è stato spiccato un altro provvedimento, portando il totale delle informative antimafia a 66. Nel mirino del prefetto Francesco Paolo Tronca è finita la Grandedil srl di Nonantola (Modena), azienda già sotto la lente della Procura di Milano da quando il nome è risuonato in una conversazione tra il boss Giuseppe Galati e il cognato, Gaetano Mangialavori, che l’aveva sostituito alla guida dell’azienda di famiglia Edilscavi. Un semplice valzer di poltrone con cui la società si pulisce la faccia, tanto da riuscire a superare gli esami anti-mala della stessa Prefettura.

La Procura nel frattempo ricostruisce i legami con la ’ndrangheta. E scopre che nel novembre 2013 Grandedil, dopo aver vinto un appalto da 40 milioni per la Tangenziale est esterna di Milano (Teem, considerata una delle infrastrutture di viabilità strategiche per l’Expo del 2015), affida lavori per 450mila euro proprio a Edilscavi. L’altro ieri il prefetto ha preso carta e penna e siglato l’interdittiva contro la società modenese, notificando il provvedimento alla società Teem e alla concessionaria dell’opera, Concessioni autostradali lombarde. Un’altra tegola sui cantieri dell’autostrada lunga 32 chilometri, che quando sarà ultimata collegherà Agrate Brianza con Melegnano. «Le interdittive a carico di Teem sono ormai una ventina – osserva Antonio Lareno, responsabile Expo per la Cgil milanese –. C’è un caso Teem che secondo noi è da approfondire».

Tuttavia per Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione (Anac), il quadro clinico è ancora più complesso. Perché sulla torta di Expo e degli appalti correlati hanno sì allungato gli artigli i clan, tanto che «a lungo si è parlato di un’operazione mafia free», ha commentato Cantone, che ieri è stato audito nella commissione antimafia congiunta di Regione Lombardia e Comune di Milano, ma «quello che è emerso per Expo è diverso da quanto ad esempio è emerso a Roma: un meccanismo di corruzione pura, non con la mafia». Ed è sulla prevenzione dei crimini dei colletti bianchi che il numero uno dell’Anac ha insistito. Partendo dall’eccezione Expo: «È in assoluto la stazione appaltante che può usare il più alto numero di deroghe di tutti i tempi: 85 articoli del codice degli appalti», ha sottolineato Cantone. O, per dirla con la relazione della Corte dei conti sul bilancio 2013 della Expo spa, «un terzo del testo normativo». Deroghe che si traducono in controlli allentati.

Le conseguenze sono 50 profili di illegittimità evidenziati dall’Autorità, su 68 procedure con parere annesso e un complesso di 76 esaminate da giugno di quest’anno, quando l’organo di vigilanza ha iniziato a passare ai raggi X le carte di via Rovello. La società Expo spa ha dato riscontri a 28 dei 50 pareri di illegittimità e per 20 di questi ha accolto le osservazioni dell’Authority, raddrizzando i bandi di gara. Cantone boccia su tutta la linea la pratica degli affidamenti diretti – «restano il peggior criterio di affidamento» –, tanto che ha voluto esaminare le carte per l’assegnazione dei servizi di ristorazione alla cooperativa Cir food, in trattativa privata dopo due bandi andati deserti, e ora vuole vederci chiaro nel contratto con Eataly di Oscar Farinetti, difeso dal commissario Giuseppe Sala per la sua unicità.«È un affidamento precedente al nostro arrivo in Expo. Non so cosa possiamo fare, lo verificheremo», ha spiegato Cantone.

Per il magistrato è stato anche sottovalutato il pericolo delle infiltrazioni nei lavori dei padiglioni stranieri: «Con il Bie nessuno ha pensato si introdurre una norma specifica». Così il prefetto, per riuscire ad arginare gli accessi di aziende in odore di mafia, deve ricorrere a «un escamotage», cioè «negare l’accesso per motivi di ordine pubblico – ha insistito il presidente dell’Anac –. Dovrebbe essere definitivo e si spera non si creino cattivi rapporti con i Paesi». Ieri l’Autorità ha spedito a via Rovello il primo rapporto su Open Expo, il sito internet per rendere trasparenti i dati del grande evento. «Abbiamo chiesto di implementare i dati degli anni precedenti», ha sottolineato il magistrato, che poi ha aggiunto: «Noi abbiamo preteso Open Expo malgrado la legge non lo prevedesse, perché le norme per le società pubbliche non prevedono lo stesso livello di trasparenza degli enti pubblici, anche se sono uno strumento di corruzione maggiore che gli enti».

[email protected] Twitter: @Luke_like