Inter-Torino, Spalletti teme un'indigestione da Gallo

Il ‘pranzo’ di San Siro preoccupa il tecnico nerazzurro: "Quale scudetto? Io penso a battere i granata"

Luciano Spalletti

Luciano Spalletti

Milano, 5 novembre 2017 - Dieci vittorie nelle prime undici gare di campionato non bastano per far pronunciare a Luciano Spalletti la parola «scudetto». E’ presto, troppo. L’Inter corre ma lo fanno anche le altre: terza e quarta in classifica sono soltanto un punto più in basso e la quinta è a -5 ma con la Roma che ha una partita da recuperare. Passare dal paradiso all’inferno, scivolando fuori dalla zona Champions, è un attimo. «Non siamo ancora arrivati al momento di parlare di scudetto – dice il tecnico alla vigilia di Inter-Torino -. Noi dobbiamo arrivare ad essere stabilmente nelle prime posizioni in classifica. E ancora non ci siamo, o perlomeno non si possono fare discorsi che riguardano altro. Ci sono delle insidie. Le posizioni utili per il nostro obiettivo sono quattro, poche per la qualità delle squadre del nostro campionato. Se questa domanda me la rifarete quando saremo sicuri di essere in Champions sarà un piacere e un dovere guardare oltre». Oggi è presto, è vero, ma la certezza di essere nella massima competizione europea (per chi ci andrà) arriverà probabilmente solo nelle ultime giornate e se l’Inter sarà o meno capace di tenere un ritmo da lotta tricolore lo si saprà un po’ prima. Ovvia la strategia: non caricare di pressione un gruppo che viene da una stagione disastrosa e che oggi ha dato anche più di quanto ci si potesse attendere

«Gente come Gagliardini, Vecino, Borja Valero è tosta. Miranda non dice molte cose, ma per capire che è un leader basta vedere a che ora arriva in spogliatoio – dice ancora Spalletti -. Io non ho meriti, ho gli stessi vostri. Prima si finisce con gli accostamenti a Mourinho o ad altri e più mi fate un favore. Ci sono soprattutto i calciatori». Eppure anche davanti a una classifica così positiva, uno degli argomenti di maggiore attualità è il mercato di gennaio. La rosa è corta, il tecnico non lo nega, ma dribbla. Scansa le voci di possibili innesti e punta tutto su chi ha sotto mano quotidianamente. «Va fatto un mercato corretto e oculato. Noi ora non vogliamo cambiare niente – aggiunge ancora il tecnico –. Se poi si modificano delle cose o capita un’occasione, anche chi è qui sa riconoscere le situazioni guardando dal verso giusto. Lo vedono anche loro che siamo pochi. Certo non saremo in grado di fare un mercato di follie».

Con questi uomini dovrà andare avanti almeno fino alla prossima finestra invernale. E per la quinta volta consecutiva si presenterà davanti all’avversario (il Torino, alle 12.30) con gli stessi undici di partenza, da Handanovic fino a Icardi. «È meglio andarci cauti, ma la squadra ha mostrato personalità – prosegue Spalletti –. In alcune partite abbiamo fatto quel che dovevamo sia come gioco che come scelte individuali. Anche quando la squadra è andata in difficoltà abbiamo ragionato come blocco. Sarà fondamentale farlo contro il Torino, perché al di là del carattere dell’allenatore si ha la sensazione di giocare contro i muscoli della storia di questo club». Arruolato Ivan Perisic, ieri a parte solo per precauzione. «Tutti hanno fatto l’allenamento che dovevano questa settimana, ho l’imbarazzo della scelta. Sono certo che cambiando alcune pedine non cambierebbe nulla, ma non vedo la necessità di stravolgere, dato che ci sono tutti i segnali che la strada sia quella corretta».

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