L'Inter cerca un'altra area 'training'. Pinetina, trasloco in vista dopo 55 anni

Ambiziosi progetti di Suning: si vuole un unico centro sportivo per tutte le formazioni

Inter: Suning "Pronti a investire"

Inter: Suning "Pronti a investire"

Milano, 29 settembre 2017 - Vincere sul campo, prima di tutto. Ma crescere anche fuori, rinnovarsi a trecentosessanta gradi, espandersi in tutto il mondo. Insomma, globalizzarsi senza perdere le radici. Tutto ciò per dare il giusto valore al brand Inter, a costo di sacrificare pezzi e luoghi di storia, come La Pinetina, centro sportivo e quartier generale della squadra ormai da 55 anni, costruito per volere di Angelo Moratti nel 1962 su indicazione di Helenio Herrera. Già, perché la notizia (nell’aria da tempo) ieri è diventata ufficiale a margine della presentazione della nuova Inter Media House: «Il club vuole creare ua nuova area training sul modello del Real Madrid. Dovessimo trovarne una adatta a noi, non escludo che potremmo lasciare Appiano». Queste le parole del nuovo amministratore delegato Alessandro Antonello, che se da una parte possono immalinconire i nostalgici, dall’altro mettono in risalto gli ambiziosi progetti di Suning.

Non è un mistero: la strategia della proprietà cinese punta al rilancio e restyling della società, l’obiettivo è quello di riportare la squadra in Champions e contestualmente esportare il marchio ovunque per porsi così sullo stesso livello (sportivo, commerciale e politico) degli altri grandi club europei. I modelli individuati cui ispirarsi per poter investire su una “casa“ accogliente e moderna sono il Real Madrid, prima di tutto, ma anche il Manchester City e il Chelsea. Tutte società che da anni possono vantare una propria “cittadella dello sport“ (le merengues a Valdebebas ospitano anche squadre di altre discipline su un’area di 1.200.000 metri quadri). Ecco perché una nuova “Ciudad Deportiva“ nerazzurra (o più semplicemente un “Inter training“) diventa una necessità. In principio si era pensato che dovesse ospitare solo il settore giovanile ora parcheggiato a Interello, ma adesso il sogno è quello di poter disporre un unico Centro Sportivo per la prima squadra, le 10 del vivaio e quella femminile. Non solo il Suning Training Center. L’idea è quella di traslocare anche la sede, oggi in Corso Vittorio Emanuele, ed infatti si è anche pensato ad una nuova Casa Inter nei pressi di via Novara, vicino San Siro. Un impegno non indifferente al quale da tempo la società sta lavorando. Ad oggi non c’è ancora un’area favorita rispetto a quelle individuate, anche se vari sopralluoghi sono stati fatti nella zona dell’ex caserma in Piazzale Perrucchetti (Baggio). Lo spazio necessario (considerato che un solo campo di gioco occupa circa 8000 metri quadri) è di almeno 250.000 metri quadri (l’area di Piazza d’Armi è di circa 200.000).

Nelle novità e strategie logistiche rientra anche il discorso stadio, riguardo il quale le idee della Proprietà sono chiarissime: «La questione San Siro è aperta con il Comune e con il Milan. Dobbiamo discuterne perché lo stadio è un assett fondamentale per lo sviluppo della città di Milano, e dall’altro lato lo sentiamo come casa nostra. Non escludiamo l’impianto di proprietà anche se l’intenzione è rimanere a San Siro, e magari modernizzarlo. Il 3° anello? Lo si può riconvertire con un’area ospitality...». E visto che siamo in clima derby Antonello ha evitato di polemizzare conMarco Fassone, il quale aveva fatto notare che “l’Inter ha il doppio di debito del Milan“. «Non replico, guardiamo in casa nostra senza fare invasioni di campo e siamo focalizzati sui nostri numeri». A proposito: quelli riguardo l’ultimo bilancio sorridono: «Dobbiamo lavorare sugli obiettivi sportivi come il ritorno in Champions e finanziari, ovvero il rispetto del FFP. Passiamo da -59 a -24 milioni di passivo, significa che il trend della strategia sta dando i risultati sperati. Abbiamo raggiunto gli obiettivi legati al Fair Play Finanziario, anche se deve essere certificato dall’Uefa. Siamo sulla buona strada. E non mi risulta che il gruppo Suning sia nella “black list“ del governo cinese».

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