Caso Icardi, è tregua armata con l'Inter. Il capitano non potrà più sbagliare

Per riportare un clima sereno all’interno dello spogliatoio ci vorrà del tempo, visto che non ci sono solo i problemi personali del calciatore ma anche la crisi della squadra e le critiche all’allenatore

Mauro Icardi (Ansa)

Mauro Icardi (Ansa)

Appiano Gentile, 18 ottobre 2016 - Nessun vincitore, molti perdenti. La multa pesante, le scuse ai tifosi, il ritiro e la ripubblicazione del libro “depurato“ dalle pagine incriminate e soprattutto l’avvertimento dell’Inter a Mauro Icardi («Al prossimo sgarro via la fascia di capitano...») sa molto di tregua armata. Nell’interesse di tutti: dei supporter che si sentono traditi, del giocatore che deve riconquistare tutti, della società che è stata travolta da vicende inattese. Per riportare un clima sereno all’interno dello spogliatoio ci vorrà del tempo, visto che non ci sono solo i problemi personali del calciatore ma anche la crisi della squadra (tre sconfitte di fila) e le critiche all’allenatore ad agitare questi tiepidi giorni d’ottobre. Aspettando i risultati dal campo (De Boer in sette giorni ha tre partite, fra coppa e campionato, per salvare la panchina e allontanare i fantasmi mediatici di Rudi Garcia, Pioli e Blanc) c’è da capire come si muoverà la società.

«E’ un grande caos in cui non voglio entrare», aveva sentenziato ieri all’ora di pranzo Massimo Moratti, evitando di rispondere alle domande sulla querelle Icardi-Curva Nord. In realtà quella dell’ex patron è stata una “non risposta“ che ha avuto più peso di un giudizio. Una patata bollentissima da scaricare su altri, ovvero a coloro i quali hanno preso il suo posto. E qui entra in gioco la nuova Proprietà: già nelle scorse settimane lo stesso Moratti, spalleggiato da Tronchetti Provera, aveva ribadito che «sarebbe necessaria una maggior presenza del gruppo Suning a Milano». Quanto accaduto negli ultimi giorni, in campo e fuori, non fa altro che confermare il legittimo pensiero di chi è stato al timone nerazzurro per alcuni lustri: l’Inter di oggi ha una Proprietà con due anime, una assente, disattenta e che pensa ed una ben visibile che agisce. Perché mentre Zhang Jindong (il padrone) ed Erick Thohir (il presidente) assistono passivamente a migliaia di chilometri di distanza, quelli che a Milano devono caricarsi sulle spalle ogni tipo di problema sono i “soliti noti“, ovvero Javier Zanetti (il vicepresidente), Piero Ausilio (il direttore tecnico) e Giovanni Gardini (il direttore generale). E un po’ più defilato Michael Bolinbroke, l’amministratore delegato. 

È successo così anche ieri: alle 9.40 del mattino Ausilio era già ad Appiano Gentile dove è stato raggiunto dagli altri dirigenti (l’allenamento era previsto per le 11). Consultazione veloce con la proprietà e “carta bianca“ ricevuta da Suning: «Decidete voi cosa fare con Icardi». A quel punto è toccato alla Triade presente sul campo convocare l’argentino (presentatosi a testa bassa e con l’atteggiamento di chi sapeva di dover chiedere scusa) e fargli la “ramanzina“ con provvedimenti punitivi annessi e connessi. Senza alcun input da parte di proprietà e presidente (altre sono state, nei mesi scorsi, le interferenze di Thohir: ad esempio la scelta di De Boer come allenatore). Ed è toccato ancora a Zanetti ed Ausilio capire cosa non è funzionato a livello di comunicazione e di controllo del libro, che resta comunque «un fatto assolutamente privato». Una grossa leggerezza da parte di tutti, dunque, a partire dallo stesso Icardi «che - garantisce la dirigenza - ama l’Inter, mai ha pensato di lasciarla e mai la lascerà». Dunque, al momento, Maurito non è sul mercato (e mai lo è stato). Ma sarebbe anche interessante su questo e altro avere un commento da parte di Suning. O anche di Thohir. Torneranno insieme a fine mese e magari tutto sarà già dimenticato. O forse no. Di certo avranno pochi giorni di tempo per incontri (squadra e allenatore) e scadenze da rispettare (assemblea dei soci e il rinnovo del contratto di Ausilio). Sarà sempre così?

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