Inter: Icardi, finalmente leader

Non solo bomber, Maurito trascinatore come i grandi del passato

Mauro Icardi

Mauro Icardi

Milano, 21 novembre 2017 - Un gol ogni due partite e qualcosina di più. Mauro Icardi sta viaggiando a medie straordinariamente alte, per un giocatore che non ha ancora compiuto 25 anni: 0.57 reti a partita, grazie anche ai 13 timbri dell’annata in corso. Lo sta facendo con la fascia al braccio, in un club come l’Inter, privilegio che alla sua età ha precedenti per cui bisognerebbe scavare nella storia con la possibilità di trovare ben pochi riscontri. La doppietta all’Atalanta di domenica sera lo ha portato fino a quota 91 centri complessivi, solo tre in meno di Mario Corso, decimo marcatore di ogni tempo del club. Se si aggiungono gli 11 con la Sampdoria (1 in B) la tripla cifra è già bella e servita e il medesimo traguardo in nerazzurro è molto vicino ad arrivare. I numeri sono di per sé emblematici, ma lo sono ancor di più se si pensa a quel che ancora il cannoniere argentino può dare.

Nell’epoca delle sempre più rare bandiere è difficile pensare a Icardi con addosso la maglia nerazzurra fino al termine della carriera, ma così fosse l’argentino potrebbe davvero pensare a battere primati che resistono da parecchio tempo. Il primo marcatore della storia dell’Inter è Giuseppe Meazza, figlio di altri tempi, uno che alla stessa età di Maurito viaggiava già attorno alle 150 marcature in A con la sola e unica maglia dell’Inter. È però anche l’unico insieme a Mazzola che alla soglia dei 25 anni era già così avanti. Mostri sacri come Altobelli, Boninsegna allo stesso punto della carriera erano indietro. «Spillo« era a quota 55, più 21 tra Serie B e C, «Bonimba« non era nemmeno sbarcato a Milano. Mazzola, appunto, era a quota 93, ma negli anni successivi segnerà molto di meno perché arretrato a centrocampo. Nel dopoguerra non esistono cannonieri più prolifici all’Inter: non Lorenzi e Nyers, due volte campioni d’Italia negli anni ‘50, non Vieri che (come Boninsegna) arriverà solo più avanti all’ombra della Madonnina, non Aebi o Mario Corso, ultimo «ostacolo« per Icardi prima di entrare in top ten. In compenso proprio Vieri è uno dei giocatori con almeno 100 presenze che hanno una media realizzativa superiore a quella dell’attuale capitano: 0.71, di poco inferiore allo 0.72 di Ronaldo (che ha però giocato molto meno) e allo 0.64 di Ibrahimovic (anche lui sotto le 100 presenze). Icardi come detto è a 0.57, alla pari con Boninsegna, ben sopra Milito o Eto’o, tanto per rifarci al recente passato.

Quel che davvero gli manca rispetto al «Principe« o al camerunese è una bacheca più rilevante. Non è la stessa Inter che ha dominato la Serie A fino al 2010, anche se 11 vittorie e 2 pareggi in 13 partite fanno ben sperare per l’immediato futuro. Per Massimo Moratti la parola scudetto «non è utopia ma per scaramanzia è bene non parlarne, anche se la squadra è solida e porta a casa i suoi punti con merito«. Un entusiasmo condiviso anche da Zhang Steven. «110 anni dopo stiamo mettendo la firma sulla storia del club», ha scritto su Instagram.

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