Nove giudici per un errore di data. Serve la Cassazione per correggerlo

Confusa la domenica con il lunedì. Svista confermata in Appello di Mario Consani

Toghe di magistrati (Ansa)

Toghe di magistrati (Ansa)

Milano, 6 ottobre 2015 - Nove giudici per dare uno sguardo al calendario. C’è voluta una sentenza della Cassazione per rimediare all’errore di un giudice del tribunale di Milano, che aveva dichiarato scaduto un termine invocato dalla difesa di un imputato, quando invece scaduto non era. Non se n’era accorto, il giudice, che il giorno in discussione era una domenica e che dunque – in base alla legge – il termine ultimo sarebbe slittato automaticamente al lunedì. Non un ragionamento giuridico particolarmente raffinato, insomma, ma una semplice occhiata al calendario sarebbe bastata a risolvere la questione in poche ore, tanto più che lo stesso avvocato difensore dell’imputato aveva fatto notare al magistrato l’errore in tempo utile.

E invece no. Nel merito della vicenda, il legale chiedeva che il suo assistito, già condannato in contumacia in quanto irreperibile , potesse essere rimesso nei “termini” per un nuovo processo, visto che di quello già subìto lui non aveva mai ricevuto alcuna notizia. Una possibilità, quella del secondo processo, prevista dalla legge ma da esercitare entro un termine preciso: quello, per l’appunto, che scadeva formalmente una domenica ma di fatto solo il lunedì successivo. Anche i giudici, ovviamente, possono sbagliare. Ma lo spreco di giustizia, in questo caso, è stato quello che si è consumato davanti ai tre giudici di Corte d’appello, che, chiamati a mettere una pezza al “buco” del collega, preferirono far finta di niente respingendo al mittente (e pure con supponenza) il ricorso del legale. Così l’ultima parola (in realtà la penultima) è toccata ai cinque giudici della Suprema Corte romana, quarta sezione penale, che si sono limitati a visionare il calendario e constatare che, in effetti, di domenica si trattava e dunque si doveva «leggere» lunedì.

«Dall'esame degli atti – si legge nella succinta motivazione – emerge l’effettiva sussistenza dell’errore in cui è incorso il giudice dell’ordinanza impugnata... non essendo stato considerato che tale giorno era festivo e che pertanto tale errore inficia l’intera argomentazione posta a fondamento della motivazione dell’ordinanza impugnata». Tutto a posto? Non proprio, anche se nel frattempo sono volati via due anni. La Cassazione ha sì annullato «senza rinvio la impugnata ordinanza». Ma ora, come prevede la legge, la palla (formalmente: «gli atti») torna «per quanto di competenza» alla Corte d’appello di Milano.

mario.consani@ilgiorno.net

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