Una chiesa piena di girasoli: l’ultimo saluto a Jacopo Brancadoro

Milano, 27 giugno 2016 - Tanti girasoli per Jacopo perché "era un ragazzo solare, che andava in direzione del sole come i fiori che gli piacevano tanto", spiega don Giuseppe dall’altare. Tanti quelli lasciati sulla sua bara al centro della chiesa di San Giovanni in Laterano, piazza Bernini. Tanti quelli nelle mani dei suoi amici, compagni di catechismo o di classe alla scuola media Tito Speri di via Sacchini. Perché Jacopo Brancadoro era per tutti un esempio. A dimostrarlo le oltre 300 persone che hanno gremito la chiesetta, che hanno abbracciato papà Lucio, mamma Giulia e il fratellino Matteo. Che hanno lasciato una firma sul libro all’ingresso. O un ricordo durante la cerimonia. "Quando arrivava lui, tutto si sistemava. Ci rendeva sempre allegri. Non smetteva mai di rendere gli altri felici", raccontano i compagni di classe.

Tanti i ragazzi accorsi ai funerali Jacopo, che ha perso la vita mercoledì in provincia di Arezzo, travolto da una catasta di tronchi mentre si trovava in vacanza con altri dieci ragazzini e gli educatori del Trekking Novate. Educatori che ieri ricordavano "Jacopo che “tarellava’’ di brutto zaino in spalla, quando poco prima era stato un bradipo nel risveglio. E un aspirapolvere quando mangiava la sera, perché sapeva che bisogna immagazzinare risorse per il giorno dopo". A quegli amici, a quei compagni di classe e di trekking, il papà, Lucio Brancadoro, alla fine della cerimonia, si è rivolto prendendo la parola: "Ringrazio per l’affetto – ha detto – chi ci è stato e chi ci sarà vicino. Sono contento di scoprire che la felicità di mio figlio era contagiosa. E siete qui a dimostrarlo. Ai suoi amici voglio rivolgere un messaggio: continuate a giocare a pallone nelle piazze del quartiere. Ogni volta che vi vedremo ci ricorderete Jacopo. E sarà un bene". Poi l’ultimo viaggio, verso il cimitero di Lambrate.