Silenzio e commozione ai funerali di Alessandra Pelizzi: "Tu, sempre con noi"

I funerali della ragazza buttata giù dall’ex fidanzato

DOLORE Alcuni amici al funerale di Alessandra

DOLORE Alcuni amici al funerale di Alessandra

di Marianna Vazzana

Milano, 21 settembre 2014 - L'ultimo saluto ad Alessandra Pelizzi ha il sapore amaro delle lacrime mescolato a quello dolce del ricordo. Una folla si è stretta attorno ai genitori della ragazza ieri nella basilica di Sant’Agostino in via Copernico, la casa dei Salesiani di Milano. Strada chiusa al traffico, silenzio assoluto al cospetto della bara coperta di fiori bianchi. Sui volti lo sgomento per una vita spezzata troppo in fretta. Alessandra è precipitata martedì da un balcone di Affori, scaraventata dal settimo piano dal suo ex fidanzato, ventenne, che si è buttato con lei.

Una disgrazia troppo grande. «Ma ce la faremo a sconfiggere la rabbia e il dolore», ha sottolineato il papà della giovane alla fine della celebrazione. «Pietro – ha proseguito – lo abbiamo conosciuto. Ci sarà un tempo per il perdono». Frase che ha innescato applausi senza fine e altre lacrime. Commemorare Alessandra, che ai Salesiani aveva frequentato le scuole medie e poi il liceo Classico, è stato compito degli amici più cari. Di lei è affiorata «la pazienza, la capacità di affrontare ogni situazione nel modo più razionale, la presenza costante». Già. Alessandra «non ha mai negato il suo aiuto a nessuno, c’era per tutti. Aveva la sindrome della crocerossina». Tra i ricordi, anche il suo buffo modo di stare seduta a lezione, la sua calligrafia indecifrabile, la mania di masticare la penna e la sfilza di ballerine che amava calzare. E poi la sua torta preferita: la Guinness cake, che preparava per le occasioni speciali. Soprattutto, ha sottolineato un’amica, compagna d’avventura nelle gite a Riccione e a Berlino: «Ci hai fatto capire che il più forte non è chi impone la propria idea sugli altri, ma chi sa farsi da parte per gli altri». Ancora: «Non sei passata nelle nostre vite senza lasciare una traccia di te. E questa rimarrà per sempre». L’omelia di don Damiano, ex professore di Alessandra, ha aiutato a riflettere sul significato della morte come «giorno di nascita, la nascita al cielo».

Il sacerdote ha anche citato lo scritto di un ex allievo incentrato sullo «spirito salesiano che crea una comunità e dei legami saldi anche al di fuori della scuola». E «ad Alessandra – ha aggiunto don Damiano – piaceva scegliere i regali da donare. Voleva che fossero non scontati, non banali, unici come la persona a cui erano destinati. A fine anno scolastico mi regalò un libro, “The Tender Bar”, che aveva scelto con cura». Nessun accenno alla tragedia: «Lasciamoci prendere per mano, guidare da Dio, che invita coloro che sono affaticati e oppressi». Alla fine, la bara è uscita dalla basilica avvolta dal silenzio, così com’era entrata. Ma gli occhi delle centinaia di persone radunate sui gradini e in strada dicevano tutto.

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