Martedì 23 Aprile 2024

"Rovinata" dalla Rai evase il fisco. Giudice la assolve, lei vuole i danni

Imprenditrice perse dopo quindici anni la commessa dalla tivù di Stato di Mario Consani

I ripetitori sul palazzo della Rai in corso Sempione a Milano in una foto d’archivio (Ansa)

I ripetitori sul palazzo della Rai in corso Sempione a Milano in una foto d’archivio (Ansa)

Milano, 28 dicembre 2014 - Sedotta e abbandonata dalla Rai, ha evaso più di 260 mila euro di Iva ma è stata assolta. “Il fatto non costituisce reato” ha concluso il tribunale. E perché mai? Perché quell’imprenditrice, scrive il giudice, si è trovata “in una situazione di illiquidità dovute a circostanze eccezionali”. In pratica, dopo quindici anni aveva perso improvvisamente la commessa del suo cliente più importante: la tivù di Stato. E così ora il suo legale, ottenuta l’assoluzione della donna in sede penale, vuol far causa per danni a mamma Rai.

Milena D. è la titolare della Colby srl, sede legale a Cologno Monzese, nell’hinterland. Si è trovata a giudizio dopo essersi opposta a un decreto penale di condanna che le era stato notificato per avere lei evaso il fisco non avendo versato 262 mila euro di Iva per l’anno 2009. Nel corso del processo, il funzionario dell’Agenzia delle entrate ha spiegato che la Colby srl, dopo la contestazione, aveva ottenuto la rateizzazione del debito ma aveva smesso quasi subito di pagare.

La difesa ha puntato tutto sulla dimostrazione che D. si era trovata nell’impossibilità concreta di versare l’Iva. Colby srl è una società nata a metà degli anni ’90 nel campo della sottotitolazione e doppiaggio televisivo, e fin dall’inizio ha avuto in pratica un solo vero cliente, proprio la Rai. Finché, ha spiegato la titolare D., nel 2009 i vertici di Corso Sempione chiedono alla società di cominciare a predisporre un nuovo servizio, la sottotitolazione in diretta delle trasmissioni televisive. Così - scrive il giudice - la Colby, “nell’ottica di questo business (che avrebbe comportato in prospettiva un consistente aumento di fatturato) cominciò a lavorare al progetto, effettuando nuovi investimenti ed assunzioni”.

A sorpresa, invece, nel 2011 la Colby srl perde il bando di gara indetto dalla Rai, che già dall’anno prima, comunque, aveva drasticamente cominciato a ridurre la commessa per la società milanese. A quel punto, l’impresa sprofonda in una crisi senza speranza. Carlo C. , collaboratore della società e responsabile dell’area di sviluppo sistemi, ha confermato al giudice che sin dal 2008 la Colby “era impegnata in un sofisticato progetto di sottotitolazione dei programmi in diretta per la Rai”, sistema che aveva persino brevettato. Il commercialista della società, dal canto suo, ha dato atto dei forti investimenti effettuati dall’azienda per un software cui si era molto interessata anche Mediaset. Ma quando il fatturato era diminuito, le banche aveano chiuso immediatamente i rubinetti del credito.

“L’imprenditore deve organizzarsi e gestire i flussi di cassa in modo da essere pronto ad effettuare il versamento Iva nel termine”, ricorda il giudice Micaela Curami nelle motivazioni della sentenza di assoluzione. “La crisi di liquidità, di per sé - aggiunge - non può quindi elidere il dolo del reato in esame”. E tuttavia è diverso il caso in cui “la gestione dell’accantonamento e del successivo pagamento sia stata di fatto resa impossibile per il determinarsi di una serie di eventi non preventivabili”. Per la Colby srl, insomma, sono scattate “circostanze eccezionali non preventivabili (...) e legate principalmente al rapporto con il cliente principale Rai”. Rovinata dalla tivù di Stato, l’imprenditrice D. non aveva intenzione di evadere il fisco, dunque, ma non ha potuto far altro. E ora il suo avvocato Angelo Pariani preannuncia battaglia: «Chiederemo alla Rai un milione di risarcimento danni in sede civile».