Post Expo, mancano 150 milioni di euro. La Scala interessata

Luciano Pilotti, presidente di Arexpo: il piano entro novembre di Giambattista Anastasio

L’area Expo vista dall’alto

L’area Expo vista dall’alto

Milano, 2 agosto 2015 - Luciano Pilotti, presidente di Arexpo, quando approverete il progetto definitivo per la conversione del sito Expo? «Arexpo dovrà avere un piano di fattibilità entro la fine di novembre da presentare ai soci. E, con questo, un piano di valorizzazione progettuale, per definirne l’avviamento entro il 31 dicembre 2015 anche per effetto degli accordi intercorsi con le banche finanziatrici che ci accompagnano nel processo (per un’esposizione di 160 milioni di euro ndr). Per noi la scadenza di dicembre è assolutamente strategica. Infatti contiamo di chiudere prima, già entro novembre dato che ormai gli advisor (Arcotecnica e Studio M&F ndr) stanno avviando l’analisi dei progetti in campo, il loro realismo e la loro complementarietà, la sostenibilità economica ed urbanistica, i vincoli e le opportunità. L’analisi terminerà entro novembre, come detto, e per allora Arexpo chiuderà pure semestrale e piano di fattibilità da dare ai soci».

Nessun nuovo rinvio? «Mi pare ci siano le condizioni per poterlo escludere. I soci si sono già espressi favorevolmente sui progetti “locomotiva”, ovvero il trasferimento delle facoltà scientifiche dell’Università Statale e il polo dell’innovazione di Assolombarda con i servizi dell’Agenzia del Demanio».

L’incognità maggiore è la sostenibilità economica del piano: serve 1 miliardo di euro, conferma? «Un miliardo di euro di investimento è una cifra realistica, nei prossimi giorni incontreremo il Governo, Cassa Depositi Prestiti e gli altri soggetti interessati per approfondire questo tema».

Quante risorse mancano all’appello attualmente? «Al momento mancherebbero 150 milioni di euro solo per il progetto della nuova Città Studi, che in tutto vale tra i 500 e i 550 milioni come dalle stime della Cassa Depositi Prestiti. Il polo di Assolombarda è, invece, un progetto capace di autosostenersi con risorse private così come il progetto di Agenzia del Demanio per compensazioni tra cessioni e minori costi di affitto».

Come recuperare quei 150 milioni che mancano? «È chiaro che serve l’ingresso nella nostra compagine societaria del Governo o di Cassa Depositi Prestiti o di un altro attore statale in modo che Arexpo diventi una società pubblica, con l’uscita, eventuale, di Fondazione Fiera».

Tempi? «Nei discuteremo insieme al Governo nei prossimi giorni. Ma è chiaro che dovrà avvenire entro novembre».

Quanta parte del sito sarà riqualificata grazie alla Statale e ad Assolombarda? «La nuova Città Studi, come dai dati presentati dal Rettore Vago, si estenderebbe per 250mila metri quadrati, il polo dell’innovazione di Assolombarda per circa 100mila».

Restano altri 700mila metri quadrati... «Centomila saranno occupati dall’Agenzia del Demanio, 500mila dal parco multitematico e abbiamo, infine, altri qualificati candidati da valutare».

Quali? «Riemerge l’ipotesi della Rai, alla ricerca di una sede meno costosa, c’è un interesse della Veneranda Fabbrica del Duomo ma anche del Teatro La Scala, che potrebbe trasferire sul sito le attività di formazione».

Vista la piega che ha preso il caso Portello, c’è chi rispolvera lo stadio del Milan. «A questo punto per lo stadio non c’è spazio. Non sarebbe compatibile con le funzioni descritte».

Che vedremo sul sito dopo la fine dell’Expo e prima che inizino i lavori del post Expo? «Il tavolo con Expo Spa è in corso per valutare eventuali soluzioni ponte come start-up, imprese innovative e di riuso che siano in continuità con quello che diventerà poi il sito ma anche con la prosecuzione delle attività di Cascina Triulza e Padiglione Italia».

giambattista.anastasio@ilgiorno.net

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro