La mamma prende il figlio e ritorna in Russia. Il papà può vederlo solo con Skype

Il tribunale affida il piccolo all’uomo, ma potrebbe essere tutto inutile di Mario Consani

La donna ha preso  un volo da Malpensa e non è più tornata

La donna ha preso un volo da Malpensa e non è più tornata

Milano, 13 ottobre 2015 - Una mattina di due anni fa lei ha preso con sé il bimbo ed è tornata a San Pietroburgo. Da allora, il padre del piccolo è riuscito a vederlo solo due o tre volte via Skype. Nel frattempo, la donna è finita sotto inchiesta per sottrazione internazionale di minore e ora rischia il processo. E pochi mesi fa il tribunale civile è intervenuto con decreto affidando in via esclusiva il piccolo Marco (nome di fantasia) al solo padre, ordinando alla mamma di «ricondurlo immediatamente» nella casa familiare di Milano. Peccato sia carta straccia o quasi.

È una storia sempre più frequente quella capitata ad A.M., 47enne milanese, consulente aziendale e padre più di diritto che di fatto. Nel 2011 conosce una bella ragazza russa, Anna K., allora 36 anni, musicista di San Pietroburgo in vacanza in Italia. I due si innamorano quasi subito, lei rimane in Italia e vanno a vivere insieme. Nell’agosto dell’anno dopo nasce Marco, doppio passaporto ma residenza milanese a casa del papà.

Tutto sembra filare liscio nella nuova famiglia di fatto, ma evidentemente non è così. Fattostà che nel novembre del 2013, quando il piccolo ha poco più di un anno, la mamma una mattina lo prende con sé, corre a Malpensa e da lì prende un aereo per San Pietroburgo. Non tornerà più, né risponderà alle lettere accorate che il compagno le invia nella speranza che ci ripensi.

Fine della storia d’amore. Ma fine, anche, del rapporto che dovrebbe legare padre e figlio. Da allora Marco non ha più visto il suo papà di persona, non è più potuto stare tra le sue braccia. L’uomo naturalmente ha deciso di combattere come può la sua battaglia legale. Assistito dall’avvocato Nicola Brigida ha presentato querela e Anna adesso è indagata per sottrazione internazionale di minori. In più, il tribunale civile è intervenuto con un decreto nel quale si prende atto che Marco «si trova in Russia con la madre» e si ordina alla donna di riportare il piccolo in Italia.

Ma ora che succede? Il problema è che la Russia non è neppure tra i Paesi firmatari della convenzione dell’Aja in materia di sottrazione di minori. E dunque le possibilità che il governo italiano ottenga da quello russo il rispetto delle sentenze è poco più che una speranza. mario.consani@ilgiorno.net

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