Sono 2.500 i minori in comunità i più piccoli insieme alle madri

Sono quasi 2 mila 500 i minori che vivono nelle comunità protette del distretto di Milano di MARIO CONSANI

Il procuratore capo Ciro Cascone

Il procuratore capo Ciro Cascone

Milano, 7 marzo 2016 - Sono quasi 2 mila 500 i minori che vivono nelle comunità protette del distretto di Milano. I dati forniti dalla procura dei minorenni di via Leopardi sono aggiornati a fine giugno scorso.

A quella data erano per la precisione 2.479 i bambini ospitati, con caratteristiche profondamente diverse tra loro così come di tipo diverso sono le strutture che li ospitano. Circa 400 comunità sparse sul territorio, con un numero di bambini fino a un massimo di dieci. Ben 996 di quei 2.500 minori - vale a dire il 40 per cento del totale - sono ragazzini stranieri tra i 14 e i 17 anni, arrivati o trovati in Italia senza accompagnamento.

Trecentocinque, del totale, sono in realtà neo-maggiorenni, disposti a restare in comunità fino ai 21 anni compiuti sulla base di precisi progetti educativi e sociali. Stando sempre ai dati forniti dalla procura, a fine giugno circa 750 bambini, avevano un’età compresa tra gli zero e i dieci anni. E tra questi erano 521 a trovarsi in comunità insieme alla madre. Nella stragrande maggioranza di casi, quelle donne hanno subito maltrattamenti o violenza tra le mura di casa e avevano perciò trovato rifugio in un luogo protetto con i figli.

Alcuni di quei bambini erano piccolissimi (0-2 anni). Tra loro anche quelli abbandonati (davvero pochi) e quelli allontanati dalle famiglie perché essi stessi magari vittime di violenze o abusi.In un contesto di questo genere, casi come quello del ricco imprenditore con le figlie costrette a rifugiarsi in una struttura protetta «per fortuna non sono comuni ma nemmeno rarissimi - spiega il procuratore capo Ciro Cascone - quasi sempre frutto di separazioni condotte tra la massima conflittualità».

Altro luogo comune da sfatare, quello che il tribunale dei minori possa allontanare dei bambini dalle loro famiglie non in grado di assisterli per sole difficoltà economiche. «Non un solo bimbo viene separato per questo dai genitori - ci tiene a ribadire il procuratore Cascone - quando ciò avviene è solo perché alla base ci sono altri problemi che compromettono la capacità genitoriale». mario.consani@ilgiorno.net

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