Ragazzo sfregiato con l'acido, i fidanzati diabolici si incontreranno: l'abbraccio dopo le lettere in carcere

Il giudice concede l'incontro nella sala colloqui di San Vittore a un mese dall'arresto. Sanno che non potranno parlare di strategie processuali ma nelle lettere Boettcher già si lamenta che Martina abbia fatto "tutto da sola" di Marinella Rossi

Martina Levato al processo

Martina Levato al processo

Milano, 30 gennaio 2015 - Martina Levato e Alexander Boettcher si incontreranno in questi giorni nella sala colloqui di San Vittore. A un mese esatto (era il 28 dicembre) dall’agguato calcolato a Pietro Barbini, i due ragazzi diabolici hanno ottenuto dal giudice della nona sezione penale, Anna Introini, e col parere favorevole del pubblico ministero Marcello Musso, il permesso di colloquio. Permesso che entrambi i giovani hanno chiesto caldamente, in tempi brevi, con la motivazione, addotta da Boettcher in particolare, di dover parlare del bimbo che Martina sta aspettando da lui. Un interesse reale da parte del sedicente broker 30enne, in una fase in cui la gravidanza è alle prime settimane (due mesi).

O, anche, una buona giustificazione, per tutti e due, per avere un collouqio in tempi strettissimi. Non sarà comunque un incontro in cui i due potranno parlare di strategie processuali: sanno benissimo di essere monitorati attimo per attimo. Lo dimostrano le 8-10 lettere che si sono scambiati bellamente dal momento in cui sono entrati a San Vittore con l’accusa di avere deliberato l’aggressione all’acido all’ex compagno di scuola di Martina, Pietro.

Quelle lettere, di cui non abbiamo dato i particolari, per evitare violazioni della privacy della corrispondenza, non hanno alcun valore processuale, non spiegano cause e moventi, non parlano del fatto, ma sono messaggi apparentemente di amore: da queste trapela comunque lo scaltro tentativo da parte di Boettcher di far emergere la sua totale estraneità all’agguato. Lo scambio delle lettere avviene in modo naturale, pur non essendo stato autorizzato dal pubblico ministero, e viaggia come normale posta ordinaria: ma i due ragazzi, accusati di lesioni gravissime, aggravate da premeditazione, crudeltà, motivi abietti, sapevano benissimo che venivano lette.

Quelle lettere arrivavano infatti a entrambi aperte, come è costume a San Vittore. La corrispondenza fra Martina e Alexander è stata sottoposta circa una settimana fa al sequestro ordinato dal pm che l’ha acquisita, ma non è allo stato depositata nel fascicolo del dibattimento. E ne chiede l’acquisizione proprio il legale di Boettcher, Ermanno Gorpia, per motivi di facile intuizione: in alcune di queste lettere, Alexander si lamenta del fatto che Martina e che abbia fatto "tutto da sola", quasi a prefigurare la sua linea difensiva.

Una linea che si è esplicitata nell’udienza del 27 gennaio, quando il legale di Boettcher ha depositato un video tratto dalla telecamera di sicurezza del civico 19 di via Giulio Carcano, in cui si vede un uomo col giubbotto giallo che corre avanti e indietro proprio nei secondi successivi all’agguato a Pietro. Lo sconosciuto, se lo è ancora per la questura, è passato prima a mani vuote e poi è tornato con un contenitore di plastica. Cosa che ha fatto pensare potesse essere il contenitore da cui era stato travasato l’acido buttato da Martina contro il ragazzo, colpevole di avere interferito nella sua relazione con Alexander. L’uomo in giallo sarebbe l’unico complice di Martina nell’aggressione, secondo la difesa di Alexander. Un complice in piú, semmai, che si aggiunge alla coppia, secondo l’accusa