Guerriglia No Expo a Milano, pm: quattro condanne fino a 5 anni e 8 mesi

Nel corsod ella requisitoria, il pm ha sottolineato che il "blocco nero ha avuto un'anima e una nascita ben prima del Primo Maggio, perché tutto era stato già pianificato e lo dimostra un opuscolo nel quale venivano date indicazioni e suggerimenti"

Corteo No Expo, Milano (Ansa)

Corteo No Expo, Milano (Ansa)

Milano, 5 maggio 2016 - Il pm di Milano, Piero Basilone, ha chiesto due condanne a 4 anni e 4 mesi e altre due a 5 anni e 8 mesi di reclusione per i quattro giovani antagonisti arrestati il 12 novembre scorso con le accuse di devastazione e incendio, travisamento e resistenza a pubblico ufficiale per la 'guerriglia urbana' del Primo Maggio dello scorso anno a Milano durante il corteo contro Expo 2015. Il pm, in particolare, nel corso della requisitoria nel processo con rito abbreviato, ha sottolineato che il "blocco nero" che ha devastato le vie di Milano quel pomeriggio "ha avuto un'anima e una nascita ben prima del Primo Maggio, perché tutto era stato già pianificato e lo dimostra un opuscolo nel quale venivano date indicazioni e suggerimenti".  Il pm ha evidenziato che nell'opuscolo distribuito prima della 'guerriglia' (il magistrato lo ha prodotto in aula) erano stati indicati "sul retro tutti i rimedi per evitare le cariche della polizia, indietreggiando, e anche suggerimenti su travisamenti e sull'uso di maschere antigas".

In particolare, il titolare dell'inchiesta ha chiesto 5 anni e 8 mesi di carcere per A.C. e A.D.A., che hanno precedenti penali per reati, a vario titolo, che vanno dal furto alla violenza privata fino alle minacce, e 4 anni e 4 mesi per N.R. e E.A., incensurati. Lo scorso novembre, dopo sei mesi di indagini su quei circa 300 'black bloc' autori delle devastazioni che hanno fatto il giro del mondo, era stata emessa la misura cautelare anche per un quinto giovane milanese, che è tuttora latitante. Mentre per cinque anarchici greci, arrestati ad Atene nello stesso blitz, la Grecia nei mesi scorsi non ha concesso l'estradizione verso l'Italia spiegando, in sostanza, che nel diritto penale greco non esiste "la responsabilità collettiva" né il reato di devastazione (in Italia pena massima 15 anni). Alcuni giovani, invece, erano stati arrestati in flagranza quel giorno per resistenza e sono già arrivate condanne e patteggiamenti nei mesi scorsi. 

Mentre è in corso il processo al settimo piano del Tribunale milanese (stanno parlando le parti civili), fuori dal Palazzo, tra l'altro, una trentina di antagonisti stanno manifestando la loro solidarietà per gli imputati (due sono ancora in carcere e altri due ai domiciliari). Tra le parti civili non figura il  Comune di Milano, mentre ci sono il Ministero dell'Interno e Unicredit in relazione a due filiali della banca devastate. L'avvocatura dello Stato per il Ministero ha già indicato nella sua memoria una richiesta di oltre 300 mila euro per il danno di immagine e di 7.726,13 euro come risarcimento delle ore straordinarie usate dagli uomini della Digos per effettuare l'indagine. Unicredit, invece, ha chiesto 870mila euro di danni. Gli interventi delle difese, rappresentate dai legali Eugenio Losco, Mauro Straini e Niccolò Vecchioni, proseguiranno nella prossima udienza. 

IMPUTATO: "NON HO COMMESSO DEVASTAZIONI" -  "Mi riconosco nei fotogrammi di quel pomeriggio, ero nel corteo ma io non ho commesso alcuna devastazione". Con queste parole, in sostanza, si è difeso rilasciando dichiarazioni spontanee N.R. Per lui come per un altro imputato, il pm Piero Basilone nel processo con rito abbreviato davanti al gup Roberta Nunnari ha chiesto una condanna a 4 anni e 4 mesi. Chiesti, invece, 5 anni e 8 mesi di carcere per altri due giovani che hanno precedenti penali. Oggi, dopo gli interventi delle parti civili e le dichiarazioni spontanee, hanno parlato i legali di Ripani, gli avvocati Giuseppe Pelazza e Eugenio Losco. La difesa, in sostanza, ha spiegato che il giovane, come si vede nei fotogrammi delle telecamere che hanno ripreso quanto accaduto quel pomeriggio, era presente all'inizio degli scontri e che la sua condotta (filmata per circa un minuto e mezzo) al massimo può essere considerata una resistenza a pubblico ufficiale. Il giovane, secondo i difensori, non avrebbe insomma partecipato alle devastazioni. I legali, inoltre, hanno fatto notare che per configurare il reato di devastazione ci deve essere un'azione di portata vastissima, altrimenti si viola "il principio costituzionale di proporzionalità". Il prossimo 9 giugno parleranno le difese degli altri tre imputati, mentre la sentenza è prevista per il 14 giugno.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro