Supermercato, auditorium e cluster: il piano Expo per salvare i padiglioni

Circa metà delle strutture rimane. Ad aprile si riapre con la Triennale di Milano: investimenti per 30-35 milioni di euro

EREDITÀ A sinistra il cluster del cacao è tre le aree che saranno conservate Sotto il Cardo vestito a festa per il 2 Giugno (Newpress)

EREDITÀ A sinistra il cluster del cacao è tre le aree che saranno conservate Sotto il Cardo vestito a festa per il 2 Giugno (Newpress)

Milano, 24 novembre 2015 - La firma è questione di giorni, ma l’accordo è cosa fatta: dal 2 aprile 2016 la ventunesima Esposizione internazionale dell’arte, organizzata dalla Triennale di Milano, aprirà una parte della rassegna nell’ex supermercato del futuro e nell’auditorium di Expo. Per sei mesi i due parallelepipedi ospiteranno «una mostra su architettura, città e popolazioni, che si legherà al tema dell’Esposizione universale del 2015 – spiega il presidente della Triennale, l’imprenditore edile Claudio De Albertis –. Il palinsesto è definito, c’è un curatore che ha ideato otto sezioni e avremo opere site specific». L’inaugurazione dei padiglioni dell’arte è una delle tattiche per risvegliare il sito di Expo dal letargo del cantiere.

Un’operazione simile sta compiendo la Fondazione Cascina Triulza, che da maggio a ottobre ha coordinato la partecipazione di onlus e associazioni di volontariato, e ieri ha riaperto i battenti per il primo appuntamento post-Expo: il proprio consiglio generale. E in calendario ha già segnato la Borsa italiana del turismo associativo e cooperativo (Bitac, giovedì e venerdì) e un forum sulla riforma sanitaria (il 30 novembre). La Fondazione, nel frattempo, ha pubblicato un bando per raccogliere cento idee per altrettanti appuntamenti nella cascina di Expo.

La rassegna del design, tuttavia, dovrebbe coincidere con la rinascita dei «gioielli» del sito anticipata dal commissario unico, Giuseppe Sala. In particolare, Palazzo Italia e l’Albero della vita, che si trovano al capo opposto del Cardo rispetto ai padiglioni opzionati dalla Triennale. Tanto che i piani alti di Expo spa, tracciando la tabella di marcia delle demolizioni, hanno graziato le vele che coprono il viale corto del sito (ma non quelle del Decumano), per conservarle in vista di una riapertura del percorso. Lo smantellamento deve ancora cominciare e gli organizzatori stanno valutando di salvare circa metà delle strutture: sette dei nove cluster (i distretti tematici), tra cui riso, cioccolato e caffè per eventi di aziende; il teatro all’aperto, per la gestione del quale a gennaio il Comune di Milano lancerà un bando; alcune delle aree di servizio e il padiglione Zero.

Le Nazioni Unite vorrebbero utilizzare quest’ultimo come agorà per discutere gli obiettivi di sostenibilità del 2030 e, ha anticipato Stefano Gatti, alla cabina di regia delle demolizioni per conto di Expo spa, l’obiettivo è di riaprirlo la prossima estate. All’elenco si aggiungono le costruzioni dei Paesi ospiti che non hanno interesse e convenienza a smontare. L’operazione costa e se la struttura non è stata progettata preventivamente per essere riutilizzata, come è successo in molti casi, è in perdita. Israele e Stati Uniti, ad esempio, hanno già formalizzato la loro disponibilità. «Possono essere utili per una fase transitoria – osserva Luciano Pilotti, presidente di Arexpo, l’immobiliare che ha in pancia i terreni del sito –. Da aprile noi riattiviamo circa 200mila metri quadri». E altri se ne potrebbero aggiungere riaprendo i padiglioni superstiti. «Costeranno un decimo di quello che costerebbe andarli a ricostruire», spiega Gatti. Nel complesso, Expo spa ha stimato che le strutture valgono circa 550 milioni di euro. Circa 30-35 milioni, invece, serviranno per l’operazione Triennale. «Sono per lo più costi di sicurezza e trasporti», spiega De Albertis. Un primo assist è già arrivato: Regione Lombardia coprirà la metà delle spese.

luca.zorloni@ilgiorno.net

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