Conti Expo, sui numeri è scontro: "Incompleti per un vero bilancio"

Il patrimonio netto è aumentato. Gli esperti: "Questo non basta" di GIAMBATTISTA ANASTASIO

Il decumano affollato durante l’Esposizione universale

Il decumano affollato durante l’Esposizione universale

Milano, 30 aprile 2016 - È il patrimonio netto la voce alla quale badare, nel bilancio della società Expo 2015 Spa, per capire se l’evento ha dilapidato soldi pubblici o se invece ha trasformato una spesa collettiva in un guadagno collettivo? Sì, secondo Giuseppe Sala, perché tale voce indica la differenza tra le risorse avute per realizzare la kermesse, o le risorse da essa generate, e i costi. Questa è la posizione che l’ex amministratore delegato della Spa ha sostenuto fin dal giorno in cui ha deciso di candidarsi a sindaco di Milano per il centrosinistra. Una posizione ribadita ieri, alla luce del rendiconto aggiornato al 18 febbraio (data di inizio della liquidazione della società) consegnato dallo stesso Sala ad Alberto Grando, presidente del collegio dei liquidatori. Nuovi numeri. Uno su tutti: proprio quello, il patrimonio netto, che sale dai 14,2 milioni di euro indicati nel pre-consuntivo del 2015 ai 23 milioni del rendiconto ieri approdato sul tavolo dell’assemblea dei soci. A fine dicembre il patrimonio netto era previsto in 30,7 milioni di euro ma su questa stima hanno pesato gli 8 milioni di euro spesi per lo smantellamento del sito e la preparazione del fast Expo.

Poco importa se il disavanzo, il risultato netto, resta negativo per 32,6 milioni, un dato del preconsuntivo perché nella sintesi del nuovo report tale voce manca. Per Sala e i suoi, il valore che conta è positivo. Antonio Di Gregorio, professore ordinario di Economia Aziendale all’Università di Milano Bicocca, però corregge il tiro: «Il patrimonio netto non è che il saldo tra le attività e le passività contabilizzate e se tale saldo è positivo la società non è in deficit patrimoniale. Ma l’analisi non può esaurirsi qui. È importante capire come sono contabilizzate le attività e le passività perché nelle une o nelle altre ci possono essere delle insussistenze. E da quale valore patrimoniale si partiva, se c’è stata o no una diminuzione».

A fine 2014 il patrimonio netto ammontava a 46,8 milioni di euro, per una perdita di valore pari a 23,8 milioni rispetto all’ultimo dato. «Poi - prosegue Di Gregorio - bisogna tener presente che Expo Spa non è una società che vende patatine e che non può essere giudicata solo su questo». Aperta parentesi: per chi volesse contravvenire al consiglio, i ricavi dichiarati salgono da 736,1 milioni di euro (373,8 dalla vendita dei biglietti) a 793 e i costi scendono da 721,1 milioni di euro a 714,6. Margine operativo lordo? Non indicato, se non nel preconsuntivo: 14,9 milioni. Chiusa parentesi. «Per un giudizio equilibrato - spiega il docente - dovremmo avere una misura dell’impatto dell’evento sul territorio, dell’indotto, dei costi e dei benefici arrecati al territorio. Ma questo è stato misurato?». Attenzione infine agli accordi freschi con Arexpo, che si è impegnata a riconoscere ad Expo Spa 75 milioni di euro per l’urbanizzazione e la riqualificazione del sito e si è presa in carico le spese di bonifica e smaltimento rifiuti. Il miglioramento dei conti deriva anche da qui. In carico ad Arexpo, infine, la demolizione dei padiglioni, ma a fronte di un conguaglio di 3,8 milioni versato da Expo e del subentro immediato, dal primo maggio, nella titolarità del sito.

di GIAMBATTISTA ANASTASIO

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