Addio alle 198 imprese nate a Expo: solo in tre si trasferiscono a Milano

Riaprono il ristorante messicano, un imprenditore egiziano e la Thun

Gli chef del «Besame mucho» il ristorante del padiglione del Messico che dopo il 31 ottobre ha preso casa nel quartiere delle Varesine all’ombra dei grattacieli (Newpress)

Gli chef del «Besame mucho» il ristorante del padiglione del Messico che dopo il 31 ottobre ha preso casa nel quartiere delle Varesine all’ombra dei grattacieli (Newpress)

Milano, 13 gennaio 2016 - Erano in 198, sono rimaste in tre. A tre mesi dalla chiusura dell’Esposizione universale di Milano, quasi tutte le società aperte per operare tra i padiglioni di Rho hanno chiuso i battenti e fatto le valigie. Ristoranti, negozi, bar, una sfilza di nomi e di sigle depennati dai registri della Camera di commercio di Milano. Ne sono rimaste solo due. La prima è un’impresa individuale, «Del Vento caffè & restaurant» dell’egiziano Mohamed Ashour, che ha trasferito la sede dal sito di Expo a via Legnone, nel quadrante nord di Milano. La seconda appartiene alla Thun, l’azienda trentina che si è fatta conoscere per gli angioletti e gli articoli regalo: dopo aver chiuso lo scorso 23 novembre l’unità locale a Rho, il 27 ne ha aperta una nuova a Milano, in via Cellini. A questa lista si aggiunge anche il ristorante «Besame mucho», che dalla terrazza del padiglione del Messico ha traslocato ai piedi dei grattacieli di Porta Nuova. Tuttavia, con un nuovo codice rea (il codice identificativo dell’impresa) che per i registri camerali vale come chiusura della precedente attività e apertura ex novo. Per il resto, le circa duecento aziende che per sei mesi hanno fatto affari tra Cardo e Decumano sono scomparse dalla circolazione. L’effetto, spiegano da via Meravigli, in parte era atteso: a Expo avevano infatti aperto negozi e ristoranti di grandi aziende (come Telecom, Banca Intesa, Mc-Donald’s o Coca-Cola) che sono già presenti in città e non avevano necessità di prolungarli oltre la scadenza del 31 ottobre.

La Camera di commercio si era attrezzata di conseguenza: se non avesse ricevuto una comunicazione di trasferimento dell’unità locale, al 31 dicembre avrebbe chiuso tutte quelle presenti a Expo. E così è stato, salvo per Thun e per il ristoratore egiziano. Alcune imprese straniere erano collegate ai Paesi organizzatori e anch’esse destinate ad avere vita breve, mentre le grandi società di catering, che avevano vinto appalti per i ristoranti dei Paesi, hanno smantellato le strutture. Non hanno proseguito neppure i piccoli negozi di souvenir dei cluster. «Ci sono altre due imprese che sono state aperte il primo maggio, in coincidenza di Expo, e sono state trasferite – spiegano dagli uffici della Camera di commercio ambrosiana –. Operavano dentro al Mercato metropolitano», aperto quest’estate negli ex magazzini della stazione ferroviaria di porta Genova. Milano, tuttavia, nella prima settimana dell’anno ha guadagnato 22 nuove imprese.

luca.zorloni@ilgiorno.net

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