Syusy Blady : "Io, all’Expo con la mia yurta, un bel simbolo di sostenibilità"

Syusy Blady ambasciatrice dell’evento: riscopriamo la provincia

 Syusy Blady

Syusy Blady

Milano, 19 agosto 2014 - «Faccio una provocazione». Prego, Syusy Blady. «All’Expo, se non abbiamo abbastanza spazi, porto le mie tende mongole, le yurte. Dentro ci stanno cinquanta persone, ci si può fare un sacco di cose. Io l’ho già usata in diverse piazze, bastano 10 metri per 10 di spazio». Provocazione? «È un bel simbolo di ecosostenibilità», risponde la turista per caso più famosa del piccolo schermo, al secolo Maurizia Giusti. Expo l’ha nominata ambasciatrice dell’evento. È interessata? «Sono curiosa di vedere come ce la caveremo».

Blady, si attendono 20 milioni di visitatori ai cancelli di Expo, 6 milioni dei quali dall’estero. Regioni, Comuni e organizzazioni di settore si stanno muovendo per raccogliere i frutti di questi arrivi, ma l’impressione è che l’offerta sia frammentaria e ognuno si muova per conto suo. Che idea si è fatta? «La parola frammentaria è buona. Il turismo non è nelle prime considerazioni del governo, però oggi ogni 33 turisti che entrano in Italia c’è un posto di lavoro per un giovane e il turismo è l’unica risorsa che non può essere delocalizzata. Expo è un’occasione che non si può perdere, ma ci ha mostrato per quello che siamo, per le nostre debolezze. Quando, al contrario l’argomento è bellissimo. Expo ci dà modo di chiamare in Italia i cinesi, i russi, i turchi, i sudamericani. Gente che non si fermerà a Milano e non ha paura di spostarsi. Cento chilometri non sono nulla per un turista che viene dalla Cina o dal Brasile».   

Cosa consiglia di fare? «Qui entra in ballo il fatto di creare dei percorsi per i turisti. L’Italia minore va promossa, non solo le grandi città, perché vedi il nostro Paese solo quando giri i borghi. Io e Patrizio (Roversi, ex marito e compagno di avventure in «Turisti per caso», ndr) con il nostro progetto Italia Slow tour (vedi box, ndr) ci stiamo lavorando da quattro anni: rendere visibile l’Italia minore».  

Fatta questa premessa, allora per lei è meglio lasciare i Bronzi di Riace a Reggio Calabria o portarli a Milano, come chiede Vittorio Sgarbi? «Abbiamo tutto quello che vogliamo in Italia, il problema è farlo sapere ai turisti. In ogni luogo c’è qualcosa di specifico che va sottolineato con un’operazione di immagine. Io sono dell’idea che il turista debba visitare i luoghi specifici. D’altro canto dico: abbiamo così tanta roba che i Bronzi possono anche prenderli. Bisogna dare più importanza ai piccoli musei».  

All’Expo si parlerà di alimentazione ed energie rinnovabili. Cosa vorrebbe vedere in mostra a Milano? «Per me la parola chiave è biodiversità. Penso ai vari tipi di patata che ho visto in Perù, nella valle Sagrada. Se noi coltiviamo un solo tipo di patata e un’epidemia la colpisce, rischiamo di morire di fame, come è successo in passato. La biodiversità è fondamentale. Un altro esempio sono gli indios in Sudamerica, che coltivano in un modo che guarda al futuro e non al presente: tengono un’area non coltivata per non depauperare il terreno. Per me la direzione è questa: andare verso un arcaico futuro, di rispetto della natura».  

Questo sarà anche l’Expo in cui si confronteranno Paesi a favore degli organismi geneticamente modificati (ogm) e paesi contro. Cosa ne pensa? «Ho visto gli ogm in Sudamerica, che è il continente che ha patito di più e si sta ribellando di più. Le colture estensive come quelle ogm non appartengono alla cultura europea e italiana: abbiamo tenuto duro, spero lo faremo ancora. Va bene la sperimentazione, ma bisogna salvaguardare le specificità locali. Consideriamo che in Italia l’agricoltura biologica ha fatto grandi passi in avanti».

Lei era candidata alle ultime elezioni europee nelle liste dei Verdi. Come dovrebbe porsi l’Europa sui temi dell’Expo? «L’Europa è il vecchio continente, è al centro di tutto l’Occidente e deve dare un esempio positivo: attenzione al prodotto tipico, al biologico, salvaguardia della natura. La mia candidatura era in questi termini. Lo possiamo fare solo noi come Europa, perché gli altri Paesi o sono in via di sviluppo o sono sviluppatissimi, come la Cina, ma a costi gravissimi. Noi possiamo essere più saggi. Dobbiamo essere un continente vecchio ma saggio, non con l’Alzheimer».  

Da turista per caso, consigli un piatto da assaggiare e un luogo da vedere in Italia ai visitatori dell’Expo.  «Io sono di Bologna e voglio precisare che gli spaghetti alla bolognese non esistono. Sto facendo una campagna contro. Esistono le tagliatelle al ragù: mangiate queste. Per quanto riguarda il luogo, l’Italia è bellissima anche sotto casa e gli italiani devono conoscerla meglio. Io sotto casa ho una collina meravigliosa, con luoghi splendidi, dal santuario della Madonna di san Luca a percorsi verdi e, non ultimo, un luogo che io ho contributo ad aprire: l’Orto dei giusti».

luca.zorloni@ilgiorno.net