All’Expo l’economia al femminile «Così le donne alimentano il Pil»

La scommessa di «Valore D»: aumentare il numero delle manager ai vertici di Cosimo Firenzani

Un’imprenditrice agricola del Kenya, coinvolta nel progetto «Nurture» avviato da Coca Cola Company e Fondazione Bill e Melinda Gates

Un’imprenditrice agricola del Kenya, coinvolta nel progetto «Nurture» avviato da Coca Cola Company e Fondazione Bill e Melinda Gates

Milano, 29 giugno 2015 - «Sono le donne che alimentano il pianeta. E spesso sono donne invisibili». Claudia Parzani, avvocato, è la presidente di Valore D, l’associazione nata nel 2009, su iniziativa di 12 grandi imprese, per promuovere la leadership femminile. Claudia Parzani, con le 145 aziende associate, si occupa di iniziative che hanno l’obiettivo di far crescere il numero di lavoratrici, di imprenditrici e di donne che siedono ai vertici delle aziende. Ma con Expo 2015 lo sguardo si rivolge al mondo. Valore D ha organizzato un forum, oggi e domani, nell’ambito di Women for Expo. «In Africa le donne lavorano l’80 per cento della terra, in Asia il 50. E ne possiedono solo il 2 per cento – racconta la Parzani - Hanno un limitatissimo accesso al credito. Ma, nonostante questo, sono donne che hanno un concetto diverso della distribuzione dei loro beni: rammendano le reti da pesca, sgusciano i semi, lavorano in media tre ore in più degli uomini e mangiano per ultime. In questi casi la loro non è una ricchezza individuale, ma al servizio di tutti. Servono misure di gestione delle nascite, lotta alla mortalità infantile e innalzamento della loro scolarizzazione. Poi, queste donne hanno bisogno di un potere politico. Manca del tutto la consapevolezza di quanto riescano a muovere».

È su questo che metterà l’accento il forum? «I temi affrontati vanno dalla finanza fino al sostegno economico, oltre a energia, importanza dell’accesso al cibo e sicurezza alimentare. Trenta aziende associate a Valore D che hanno maturato esperienze in questi ambiti, direttamente o con le fondazioni che sostengono, verranno a Expo a raccontare il loro lavoro. Parleranno di come l’inclusione delle donne ha creato un nuovo tipo di economia nei Paesi più svantaggiati. E ci saranno tante iniziative dedicate alla valorizzazione dell’imprenditoria femminile, come nel caso di Coca-Cola».

Qual è l’attività di Valore D in Italia? «L’associazione, nata sei anni fa, si impegna per la valorizzazione del talento femminile. Le donne hanno un concetto di futuro più lungo. Abbiamo tante attività: abbiamo donne manager che seguono gli studenti più meritevoli delle università, sosteniamo l’imprenditoria femminile e, per fare un altro esempio, cerchiamo di valorizzare le pratiche virtuose di welfare aziendale. Ma c’è un solo concetto comune: dobbiamo avere consapevolezza che l’ingresso delle donne nel mondo del lavoro crea occupazione, non toglie posti di lavoro. Anzi, un maggiore coinvolgimento delle donne sarebbe una spinta fortissima per il nostro Pil».

Non è solo una questione etica, quindi... «Declinare il tema dal punto di vista etico è semplice: se tu ami una donna non vuoi che le siano negate delle opportunità. Ma è soprattutto un tema di business. L’Italia ha sempre più difficoltà: l’altissimo numero di famiglie monoreddito ci mette in una situazione lontana da quella degli altri Paesi europei».