Expo, presentato lo Sponz Fest a Piazzetta Irpinia. Capossela: "Raccontiamo le tradizioni del nostro territorio"

Luigi Tecce, viticoltore di Paternopoli ha presentato assieme al direttore artistico, il cantautore Vinicio Capossela, lo «Sponz Fest 2015» a Piazzetta Irpinia con un incontro organizzato dalla Camera di commercio di Avellino di Cosimo Firenzani

Il cantautore Vinicio Capossela e il viticoltore Luigi Tecce

Il cantautore Vinicio Capossela e il viticoltore Luigi Tecce

Milano, 4 luglio 2015 - «Valorizzare gli entroterra oscurati, dal punto di vista turistico, dalle coste. Quei luoghi, spesso ricchezze dimenticate, presentano una grande stratificazione culturale. Per loro, per noi dell’Irpinia, era ed è un dovere essere presenti in una vetrina come Expo». Luigi Tecce, viticoltore di Paternopoli, in provincia di Avellino, ha presentato assieme al direttore artistico, il cantautore Vinicio Capossela, originario di Calitri, lo «Sponz Fest 2015» a Piazzetta Irpinia, sul Cardo, con un incontro organizzato dalla Camera di commercio di Avellino. Come le scorse edizioni, anche quest’anno lo Sponz Fest, dedicato al tema «Sui sentieri dei muli e dei miti» animerà a fine agosto i centri di Calitri, Conza, Cairano, Andretta e Aquilonia. 

«Vogliamo raccontare l’Irpinia attraverso i riti e le tradizioni che fanno di una platea di cittadini una comunità viva e pensante – spiega il cantautore – per riscoprire il senso della comunità. È questo lo spirito del Calitri Sponz Fest. Un festival originario, in nome dell’Irpinia più autentica: un polmone che lascia spazio all’immaginazione». Per il viticoltore Luigi Tecce, invece, l’aspetto da cogliere della manifestazione milanese sta proprio qui: far conoscere luoghi che, anche a riguardo del tema di Expo, hanno tanto da offrire. «L’Irpinia è una zona a vocazione agricola millenaria – continua Tecce  il granaio per secoli dell’aristocrazia napoletana. Una terra in passato violentata dall’uomo e dalla natura ma rappresenta un’Italia minore ancora in grado di offrire un’alternativa anche dal punto di vista del cibo».

Un’Esposizione, quindi, da utilizzare per far conoscere i luoghi che solitamente hanno meno appeal turistico. Ma le considerazioni cambiano se si sposta l’attenzione sugli aspetti più commerciali. «È concepito per l’industria – continua Tecce – è una vetrina per tutto ciò che è di grande volume. Lo dico senza polemica: per me, microproduttore di vino, un’Esposizione così concepita non è il luogo giusto». Luigi Tecce, che a Expo ha presentato Poliphemo, produce il suo vino a Paternopoli, nella zona del Taurasi Docg. Il numero di bottiglie è, per scelta, basso ma le etichette di Tecce vengono vendute in tutto il mondo in piccole quantità: «Nel 2003, in un periodo in cui sembrava che si potesse produrre solo con largo uso della chimica e della tecnologia, ho fatto una scelta controcorrente, iniziando ad utilizzare tecniche antiche con un utilizzo della tecnologia ridotto al minimo indispensabile».