Dopo Expo: arriva l'Ilt di Genova tra automi bambino, robot giganti e nanoparticelle

Sull’altura di Genova Bolzaneto, le scoperte miracolose della scienza di GIAMBATTISTA ANASTASIO

La ricercatrice Silvia Giordani e, a fianco, il robot che afferra oggetti sotto la guida di Tanis Mar e Arman Sovran

La ricercatrice Silvia Giordani e, a fianco, il robot che afferra oggetti sotto la guida di Tanis Mar e Arman Sovran

Genova, 13 novembre 2015 - Il mondo dell’infinitamente piccolo e quello degli umanoidi alti due metri. Il mondo della realtà aumentata e quello della realtà ritrovata. Il mondo in cui il prezzemolo si trasforma in (bio)plastica e i materiali duri si fanno sensibili come radici d’albero. Mondi che convivono su un’altura di Genova Bolzaneto, quella dalla quale si domina la Val Polcevera e si slanciano i 5 piani dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT), l’ente che Matteo Renzi ha deciso di portare sul sito Expo. Di campanili non se ne vedono una volta entrati. Ce ne sono pure, ma non si contano.

È italiana la ricercatrice che ha messo a punto la nanoparticella magnetica capace di essere impiantata nei tessuti umani, riconoscere quelli malati e solo a questi attaccarsi per sprigionare una terapia del calore che distrugga esclusivamente le cellule contaminate. È italiana anche Silvia Giordani, la ricercatrice di ritorno che ha preso ispirazione da una cipolla per creare una nanoparticella a più strati, ognuno vestibile a seconda delle necessità, 1.600 volte più piccola di un globulo rosso e 220 milioni di volte più piccola di un pallone da calcio che – «questa è l’idea scientifica» dice Giordani – sa riconoscere le cellule malate attraverso il ph. Due sperimentazioni preziose per rendere niente invasiva e poco invalidante la cura dei tumori. «Portare l’ospedale dentro all’uomo», questo è il credo. Mica campanili. Imitare la natura, come provò Leonardo: questo il credo bis. Da qui l’Inail che finanzia l’IIT per lo sviluppo di protesi che, leggendo il muscolo attraverso gli elettrodi, non danno a chi le indossi l’idea di pezzo estraneo: eccola la realtà ritrovata. Protesi più funzionali e meno costose delle attuali: il Servizio Sanitario Nazionale presto potrebne adottarle. Da qui anche gli umanoidi, «robot con occhi, braccia e gambe perché se vogliamo dar loro un’intelligenza umana – spiegano i ricercatori – dobbiamo dar loro anche un corpo umano. La lezione delle neuroscienze vale sempre: mente e corpo non si scindono».

Così Tanis Mar e Arman Savran, uno spagnolo e un turco, stavolta, di 31 e 34 anni, ieri insegnavano ad un esemplare di ICub come afferare gli oggetti e come avvicinarli quando sono lontani.  Di esemplari di ICub ne esistono solo 30 nel mondo e li ha prodotti tutti l’IIT: sono robot-bambino col faccino che intenerisce ideati (soprattutto) per assistere persone non autosufficienti. A questo scopo devono saper interpretare anche lo sguardo dell’uomo e all’IIT ci sono persino psicologi che li aiutano nella missione. Sì, psicologi per umanoidi. Walkman, invece, è alto 2 metri e l’IIT l’ha progettato in 10 mesi su chiamata dell’Agenzia della Difesa statunitense (Darpa), interessata ad avere un Robocop in grado di aprire porte, guidare mezzi militari e manovrare valvole di quelle in uso nelle centrali nucleari. Walkman sarà inviato in situazioni stileo Fukushima, laddove gli uomini non osano se non a costo della vita. Impossibile all’occhio e all’orecchio umano quel che riesce ancora alle telecamere in realizzazione all’ITT: distinguere un uomo che cammina in modo anomalo nel mezzo di una piazza affollata o indovinare da dove proviene la voce che chiede aiuto tra spesse coltri di fumo nero. Questo fa quell’«istituto grosso», come lo chiama il nostro taxista, che sta sull’altura di Bolzaneto.

di GIAMBATTISTA ANASTASIO