Bracco crede al rilancio dell’Italia «Il Paese ripartirà con l’Expo»

La presidente: investimenti oltre ilmiliardo, i controlli ci sono. «Il cronoprogramma è stato rispettato. Milano accoglierà il mondo intero» di Sandro Neri

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Milano, 10 febbraio 2015 - La premessa è ambiziosa: «Stiamo realizzando un sogno, riconsegnare all’Italia un ruolo significativo nel mondo». Diana Bracco, presidente di Expo Spa, la società che organizza la kermesse al via il primo maggio a Milano, replica con l’ottimismo ai timori per i ritardi e al clamore delle inchieste giudiziarie. «I lavori procedono a ritmo serrato – assicura – Certo, siamo in lotta contro il tempo, ma il cronoprogramma è stato rispettato. Oggi sul sito espositivo lavorano tra i 3.500 e i 4mila operai».

Il primo maggio sarà tutto pronto o ci sono ancora criticità? «Saremo pronti per accogliere il mondo intero a Milano. Chi verrà a trovarci potrà rendersene conto: il Palazzo Italia sarà una delle opere più belle ed eleganti dell’Expo e ciò che si vedrà tutt’intorno punterà al recupero e alla valorizzazione di ciò che l’Italia sa offrire».

Sabato, con l’Expo delle idee, è entrato nel vivo il dibattito sui contenuti. E un grosso contributo è arrivato da Papa Francesco. «Fin dalla fase di candidatura, abbiamo voluto un’Expo innovativa: non una semplice fiera né una mera occasione di autopromozione, ma un’agorà planetaria sulle grandi sfide del nuovo Millennio: cibo, risorse, sostenibilità. Il tema della nutrizione è centrale per il futuro dell’umanità, la cui crescita procede a velocità impressionante. È indispensabile che la comunità internazionale faccia il punto sulle tecniche più avanzate per preservare i territori, incrementare le produzioni, e ottimizzare l’uso delle risorse. Il messaggio del Papa è stato un’emozione e una sfida al tempo stesso. Il Pontefice ha richiamato giustamente l’attenzione di tutti sull’importanza di una più giusta distribuzione delle risorse. Del resto l’accesso al cibo e all’acqua sono uno dei maggiori contributi alla pace tra i popoli».

Venti milioni di turisti in sei mesi sono un numero enorme: vincerete anche questa sfida? «Il rilancio strutturale del nostro turismo è uno degli obiettivi strategici che ci siamo assegnati. Gli otto milioni di biglietti già venduti sono un segnale incoraggiante. L’Italia è un Paese meraviglioso, e dobbiamo risalire le classifiche dell’attrattività turistica internazionale. L’Expo potrà dare una grossa mano, spingendoci soprattutto a creare pacchetti integrati, soluzioni customizzate, e soprattutto a fare rete per collegare in un mosaico finalmente unico e fruibile la nostra Grande Bellezza».

L’Italia si sente coinvolta? Sta partecipando attivamente? «Decisamente sì. Si comincia a respirare, nel Paese, ‘aria di Expo’. Aria di grande evento. Ne abbiamo bisogno, ci fa bene respirare un clima internazionale, ritrovare un po’ di ottimismo. Deve passare definitivamente il messaggio che ‘l’Expo siamo noi’: ogni cittadino può dare il suo contributo, piccolo o grande, affinché questa manifestazione diventi davvero un momento di rilancio e di dialogo».

Come va la partita degli investimenti? All’estero c’è interesse reale? «L’Expo si sta dimostrando uno straordinario attrattore di capitali stranieri. Gli investimenti esteri stimati supereranno il miliardo di euro, una cifra equivalente a quella investita dall’Italia. Anche per questo non mi stanco mai di ripetere che i soldi stanziati per l’Expo sono un grande investimento per il futuro e non un costo».

Nei giorni scorsi, proprio mentre veniva annunciato il rush finale per arrivare puntuali all’appuntamento, l’ombra di una nuova inchiesta giudiziaria. Cosa non ha funzionato nella prevenzione? «Il sistema di controlli creato intorno all’Expo ha funzionato. Mi sembra che il lavoro dell’Anac, della prefettura, della magistratura abbia creato un cordone di sicurezza contro criminalità, corruzione e infiltrazioni mafiose. Anche se naturalmente dobbiamo tenere sempre alta la guardia contro il malaffare penso che i cittadini possano essere tranquilli».

Che cosa pensa della diatriba della Scala? «Mi lasci dire, da amante della musica e da storica amica e frequentatrice della Scala, che spero che alla fine trionfino il buonsenso, l’arte. E l’Italia».