Expo, nasce Associazione coniglio italiano: animali allevati in forte calo

Il presidente della Coldiretti: "Per difendere il valore tradizionale e gastronomico dell'allevamento del coniglio a cui sono dedite non solo aziende professionali, ma anche una miriade di aziende/famiglie a fini di autoconsumo, occorre sensibilizzare i cittadini sull'alto contenuto nutrizionale e salutistico della carne ma anche lavorare sulla trasparenza con la tracciabilità dell'origine"

Coldiretti a Expo

Coldiretti a Expo

Milano, 26 agosto 2015 - Il coniglio italiano? Va difeso, "anche perché non ha raggiunto nessuna tutela a livello di etichettatura e di tracciabilità. Neanche le ultime modifiche di normative europee sull'etichettatura coinvolgono il coniglio. Questa é una mancanza molto grave che va assolutamente coperta quanto prima". É il messaggio mandato oggi dal presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo durante un incontro dedicato al coniglio organizzato ad Expo con il coinvolgimento di varie aziende "che rappresentano un quarto della produzione italiana" e vanno a formare la nuova associazione del Coniglio Italiano presentata oggi. Il presidente, per fotografare il settore nel contesto italiano, ha spiegato che "per allevamento professionale noi siamo i secondi dopo la Cina anche se abbiamo perso negli ultimi 20 anni il 47% dei conigli" aggiungendo che "si tratta di una tradizione che fa economia e che è legata alla storia grandi famiglie che da sempre la hanno allevato". "Ogni volta che non c'è regolamentazione nella filiera il rischio di contraffazione aumenta - ha proseguito Moncalvo - soprattutto per le tante realtá italiane che hanno alle spalle una grande reputazione per la qualità e la sicurezza alimentare. Questo vale sempre ma, data l'attuale situazione, vale in particolare per il coniglio". Presenti all'incontro anche il presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Debora Serrachiani e il presidente dell'Associazione Coniglio Italiano Zeno Roma.

A quanto emerso dai dati presentati i compensi degli allevatori non coprono i costi necessari per garantire la qualità del prodotto italiano ad oggi, ed è la causa del calo del numero di conigli presenti in Italia. Da 12,3 milioni del 1990 si passa ai 7,2 milioni del 2010 per scendere attorno ai 6,5 milioni nel 2015. Tutto ciò accade, ha sottolineato Coldiretti, nonostante ci sia una riscoperta e valorizzazione da parte di chef e nutrizionisti in tutto il mondo di questa carne per le sue proprietà salutistiche e dietetiche. Tenendo saldo il secondo posto, dopo la Cina, l'Italia con il crollo continuo vede la "minaccia" di paesi come il Venezuela e la Bolivia. Parte di una delle tradizione piu' consolidate del Paese, l'allevamento del coniglio ha assistito alla scomparsa di molti piccoli allevamenti destinati al consumo casalingo dove si trasmettevano antiche ricette conservate gelosamente da generazioni. Per citare i piú noti il coniglio in salmì a quello alla cacciatora, fino a quello all'ischitana che è diventato addirittura il simbolo culinario dell'isola. 

"Per difendere il valore tradizionale e gastronomico dell'allevamento del coniglio a cui sono dedite non solo aziende professionali, ma anche una miriade di aziende/famiglie a fini di autoconsumo, occorre sensibilizzare i cittadini sull'alto contenuto nutrizionale e salutistico della carne ma anche lavorare sulla trasparenza con la tracciabilità dell'origine - ha affermato Moncalvo oggi - L'Italia che è leader europeo nella produzione ha il dovere di lavorare per accelerare il percorso comunitario che ha già portato all'etichettatura obbligatoria degli altri tipi di carne, da quella bovina a quella di pollo. Un obiettivo che potrà piu' facilmente essere raggiunto con la nascita della nuova associazione del coniglio italiano che si pone tra i propri obiettivi la redazione di un disciplinare volontario per le carni di coniglio e la contestuale proposta di utilizzo di un marchio distintivo "coniglio italiano".