Expo 2015, dalle filiere delle carni italiane una proposta per la Carta di Milano: 'la Clessidra Ambientale'

La clessidra fotografa l’impatto ambientale delle produzioni agroalimentari italiane, dimostrando come in una dieta settimanale bilanciata, basata sulle porzioni consigliate dai nutrizionisti ufficiali italiani del CRA-NUT, carne e ortofrutta impattano sull’ambiente in modo praticamente analogo

Clessidra Ambientale

Clessidra Ambientale

Milano, 6 marzo 2015 - Le filiere delle carni italiane, rappresentate dalle associazioni di categoria Assica, Assocarni e UnaItalia, rilanciano il tema della sostenibilità delle carni in Italia dal punto di vista nutrizionale, ambientale, economico, della lotta allo spreco e della sicurezza alimentare. Dalla piramide alimentare della dieta Mediterranea si passa alla Clessidra ambientale, per dimostrare come mangiare carne nelle giuste quantità garantisca l’equilibrio fra salute, tutela dell'ambiente e sostenibilità economica. La filiera zootecnica, quindi, si fa esempio e in vista di Expo 2015 propone un modello per la Carta di Milano con l'obiettivo di mostrare al mondo come soddisfare il crescente fabbisogno di proteine riducendo al minimo l’impatto ambientale. L’occasione è stata quella dell’importante simposio su “La carne oggi: qualità e sostenibilità”, che si è svolto oggi a Milano in preparazione all’Esposizione universale, e organizzato dall’Università degli Studi, dall’Università Cattolica, dal CRA – Consiglio per la Ricerca e la sperimentazione in Agricoltura, in collaborazione col Comitato del Comune di Milano “Le Università per Expo 2015”.

La Clessidra Ambientale è il fulcro del Rapporto “La Sostenibilità della carni in Italia”, presentato recentemente dalle tre associazioni che rappresentano tutte le filiere delle carni in Italia (bovino, suino e avicolo). L’immagine simbolo della ricerca è proprio la Clessidra Ambientale che, partendo dalla piramide alimentare, rappresentativa della Dieta Mediterranea, fotografa l’impatto ambientale delle produzioni agroalimentari italiane, dimostrando come in una dieta settimanale bilanciata, basata sulle porzioni consigliate dai nutrizionisti ufficiali italiani del CRA-NUT, carne e ortofrutta impattano sull’ambiente in modo praticamente analogo.

Secondo Aldo Radice, Condirettore di Assica (carni suine e salumi), “tante volte vediamo in Italia l’utilizzo di esperti americani, di modelli anglosassoni, per parlare di dieta e sostenibilità, anche riprendendo ricerche sul rapporto tra malattie e dieta realizzate su dati statunitensi o nordeuropei. Paesi con modelli alimentari che nulla hanno a che fare con l’Italia: noi italiani abbiamo una dieta equilibrata sia dal punto di vista ambientale sia da quello nutrizionale. Come filiere delle carni, con la Clessidra Ambientale abbiamo deciso di indagare proprio il nostro modello (in cui tutti gli alimenti sono presenti in maniera equilibrata) e non la piramide americana, sviluppata anche per correggere gli eccessi della loro dieta”. “In vista dell’Expo – ha spiegato François Tomei, Direttore di Assocarni (carni bovine e ovine) - in uno scenario che prevede un aumento del 60% della domanda di proteine da parte della popolazione mondiale entro il 2050, l’industria italiana della carne porta il suo contributo alla Carta di Milano dimostrando scientificamente – continua Tomei - che quando mangiamo la carne l’impatto che produciamo sull’ambiente è sovrapponibile a quello di altri alimenti, soprattutto se comparato alle quantità consumate in Italia, che poi sono perfettamente allineate con le indicazioni dei nutrizionisti” . “La Clessidra Ambientale – ha aggiunto Lara Sanfrancesco, Direttore di UnaItalia (carni avicole) – è il frutto di uno studio scientifico ed è una proposta super partes che va al di là dei meri interessi di categoria: è un modello aperto a modifiche e aggiornamenti, che ha permesso di approcciare il tema dell’impatto ambientale della carne senza pregiudizi, ricercando e analizzando per la prima volta i dati riferiti alle filiere italiane. Inoltre, calcolando gli impatti sul consumo equilibrato, piuttosto che sull’unità astratta di peso di prodotto, si dimostra chiaramente che mangiare carne in giusta quantità non comporta un aumento significativo dell’impatto ambientale”.