Appalti commissariati ma puntuali: quel paradosso sui cantieri dell'Expo

Aree di servizio e Vie d’acqua sud sono ormai al traguardo. Costruisce Maltauro, impresa rimasta coinvolta nelle indagini sulla cupola degli appalti

CONSEGNA Una delle aree di servizio del sito di Expo Appalto commissariato e quasi finito (Newpress)MILANO 05/03/2015 - CANTIERE LAVORI AREA EXPO 2015 - PADIGLIONE - FOTO MARMORINO/NEWPRESS

CONSEGNA Una delle aree di servizio del sito di Expo Appalto commissariato e quasi finito (Newpress)MILANO 05/03/2015 - CANTIERE LAVORI AREA EXPO 2015 - PADIGLIONE - FOTO MARMORINO/NEWPRESS

Milano, 20 marzo 2015 - Suona come un paradosso. Mentre il maxi-cantiere di Expo si affanna nella staffetta finale e il presidente dell’Autorità anticorruzione, Raffaele Cantone, cerca una soluzione per mettere al riparo Padiglione Italia dopo le ombre gettate dall’inchiesta di Firenze sulle grandi opere («Verificheremo che tipo di intervento è possibile fare, non dimenticando che c’è l’esigenza che i lavori vadano avanti», ha detto ieri), veleggiano puntuali verso la consegna due appalti già finiti nel mirino delle indagini e poi commissariati: le architetture di servizio e la tratta sud delle Vie d’acqua. Opere in mano alla Costruzioni Giuseppe Maltauro di Vicenza, impresa rimasta coinvolta prima nella bufera giudiziaria dello scorso maggio sulla cosiddetta «cupola degli appalti», per via delle indagini a carico dell’ex amministratore delegato, Enrico Maltauro, poi, a ottobre, nel secondo filone di inchiesta sulle gare viziate, che ha portato all’arresto dell’allora plenipotenziario di Expo, l’ingegnere Antonio Acerbo.

Tuttavia, scrivono in una relazione sull’avanzamento dei lavori i tecnici di Maltauro (che si è sempre dichiarata «estranea» ai fatti), le commesse sono all’ultimo giro di boa e la società conta di consegnarle «entro fine marzo». Partiamo dalla prima. Le architetture di servizio, che comprendono i lunghi edifici con bar, ristoranti e toilette (chiamati in gergo «stecche»), i chioschi e i punti informazioni, in totale circa trenta fabbricati, finiscono nella prima tranche di indagini. Maltauro (in associazione temporanea di impresa con Cefla) si è aggiudicata la gara da 67 milioni di euro con un ribasso del 17,5%, a 55,3 milioni. Cifra a cui vanno aggiunti 446mila euro di varianti già controfirmati, mentre altri due milioni di extracosti sono in via di definizione. La tabella di marcia prevede che entro la fine del mese siano completati chioschi, info-point e le ultime due stecche. Nove sono state consegnate tra dicembre e febbraio, tanto che la cooperativa Cir – che ha chiuso la gara per la ristorazione in trattativa privata – sta già allestendo cucine e sale da pranzo.

Il secondo appalto in dirittura d’arrivo è quello della prima tratta delle Vie d’acqua sud, il canale in uscita dal sito di Rho che scaricherà nel fiume Olona. Tappa momentanea del più lungo tragitto fino alla Darsena sui Navigli, almeno finché Metropolitana milanese, dopo l’opposizione del movimento «No Canal», non scioglierà le riserve sulla possibilità di stornare parte degli oltre 45 milioni di euro di costo sull’emergenza Seveso riducendo l’infrastruttura al primo stralcio. A ottobre l’opera è finita sotto la lente della magistratura e a novembre Maltauro, che lavora in tandem con Tagliabue, si è vista commissariare l’appalto. Gli ingegneri di Vicenza contano di chiudere entro fine mese anche questa commessa, del valore di «15 milioni di euro»: «Mancano le centraline delle paratie per lo scarico dell’Olona». Saranno consegnati anche due ponti sui Navigli e i lavori di restyling alle sponde e alle piste ciclabili.

Esponenti del movimento «No Canal» però sono scettici, per via dello scavo di un sifone in prossimità di via Appennini, che secondo loro potrebbe richiedere più tempo. Tuttavia, anche se la consegna sarà rispettata, l’opera rischia di rimanere inutilizzata, perché a nord procede a rilento la costruzione delle vie d’acqua che dal canale Villoresi alimenteranno il parco di Rho-Pero. Nei giorni scorsi, inoltre, i vertici del parco del Ticino hanno messo nero su bianco le loro preoccupazioni per i rifornimenti di acqua a Expo: senza un aumento del deflusso del lago Maggiore, quest’estate i padiglioni potrebbero lasciare a secco i contadini. Il caso è all’esame del Tribunale delle acque, il verdetto è atteso per il 25 marzo.

luca.zorloni@ilgiorno.net Twitter: @Luke_like

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