Dalla cucina dei futuristi al supermercato «pop art»: così il cibo incontra l’arte

In Triennale un padiglione con oltre 800 opere di Luisella Seveso

Presentazione Arts&Food (Ansa)

Presentazione Arts&Food (Ansa)

Milano, 22 luglio 2014 - Un Padiglione di Expo nel cuore di Milano: «Arts & Foods», area tematica dedicata alla relazione tra le arti e i cibi, sarà ospitata negli spazi interni ed esterni della Triennale di viale Alemagna. La scelta di delocalizzare una parte decisamente interessante per il pubblico (in particolare gli stranieri, per i quali il legame tra arte e cibo in Italia è inscindibile) ha comportato un ripensamento del progetto iniziale, che prevedeva una presentazione tradizionale della produzione artistica italiana. «Arts & Foods» avrà invece un’anima multidisciplinare, sfrutterà tutti i linguaggi che l’arte ha frequentato nel periodo dal 1851, anno della prima grande Esposizione universale di Londra, ad oggi. 

Il padiglione è stato presentato ieri dal commissario unico di Expo, Giuseppe Sala, dal presidente della Triennale, Claudio De Albertis, dall’amministratore delegato di Cassa Depositi e Prestiti, Giovanni Gorno Tempini, ed è stato illustrato da Germano Celant, che con Italo Rota curerà l’allestimento. Sala ha sottolineato che Cassa Depositi e Prestiti Spa, con 3,5 milioni di euro, sarà sponsor principale del progetto in Triennale (spesa totale prevista 5,3 milioni). L’amministratore delegato della società Expo ha anche chiarito, dopo le polemiche, che al curatore Celant andranno 750mila euro a saldo delle competenze sue e dei suoi collaboratori. E ha voluto rimarcare anche l’interesse delle imprese private per Expo, che hanno fin qui partecipato con 350 milioni di euro. Quello che il progetto «Arts & Fooods» indagherà in Triennale rappresenta un periodo particolarmente rivoluzionario sia dal punto di vista industriale che culturale. 

Per riproporlo, ha spiegato Celant, ci si servirà di circa 800 oggetti d’arte richiesti a 120 musei, e il tutto sarà distribuito su settemila metri quadrati di spazio, nei vari piani del palazzo e nel giardino. Il tema attorno al quale si svilupperà il percorso sarà quello della ritualità del cibo: al primo piano saranno ricreati diversi ambienti, sale da tè (anche giapponesi, lo sguardo è internazionale) bar, un caffé del 1926, sale da pranzo che conterranno oggetti, stoviglie, attrezzi e naturalmente opere d’arte. 

Niente sarà monotematico (la cucina futurista ospiterà qualche pezzo della contemporanea Scuola Romana) per offrire al visitatore la visione di un’epoca in cui al progresso tecnologico in campo alimentare si affianca la ricerca pittorica, in cui si affermano fotografia, cinema e pubblicità. La parte successiva, dopo la guerra e fino agli anni ’70, vedrà l’esplosione dell’arte pop, della cultura del supermarket, di quella del cibo legato ai viaggi, del design creato per le nuove necessità, degli elettrodomestici (il primo, mastodontico frigorifero). L’ultima tranche sarà riservata alla cultura del cibo globale, quella dove, fino ai giorni nostri, tutto si mescola e si sovrappone e rinasce sotto nuove forme.

luisella.seveso@ilgiorno.net