Esplosione in via Brioschi, Pellicanò indagato per strage. "Tubo gas manomesso"

Il marito di Micaela Masella avrebbe causato volontariamente l'esplosione fatale alla moglie e ai due fidanzati. Secondo le indagini il tubo del gas sarebbe stato manomesso

Giuseppe Pellicanò e la moglie Micaela Masella

Giuseppe Pellicanò e la moglie Micaela Masella

Milano, 24 giugno 2016 - Giuseppe Pellicanò è indagato per strage. Il compagno di una delle vittime dell'esplosione del palazzo di via Brioschi, Micaela Masella, 43 anni, e padre delle loro due bambine rimaste ustionate nello scoppio che ha causato anche la morte dei due fidanzati marchigiani di 27 anni, avrebbe provocato volontariamente la fuoriuscita di gas metano all'ordine dell'esplosione di domenica 12 giugno alle 9 del mattino nella strada in zona Navigli. Dalle indagini del pm Elio Ramondini e dell'aggiunto Nunzia Gatto risulta infatti manomesso il tubo del gas dell'appartamento in cui viveva Giuseppe Pellicanò. I magistrati hanno firmato un avviso di garanzia per il pubblicitario milanese in vista di accertamenti irripetibili che riguardano le impronte digitali e biologiche sul tubo, che non si sa ancora se sia stato tagliato o staccato.

L'uomo è attualmente ricoverato all'ospedale Niguarda con gravi ustioni su diverse parti del corpo insieme alle sue due figlie, di 11 e 7 anni. Sua moglie, Micaela Masella, è invece morta nella deflagrazione insieme a Riccarco Maglinesi e Chiara Magnamassa, la coppia di fidanzati 27enni originari della provincia di Macerata che occupava l'appartamento accanto. Pellicanò è ancora sotto sedativi e gli inquirenti milanaesi non sono ancora riusciti ad ascoltarlo. Gli è stato comunque notificato un avviso di garanzia in ospedale per permettergli di nominare dei consulenti di parte in vista di alcuni accertamenti "irripetibili" - ricerca di impronte digitali e tracce biologiche - che gli inquirenti effettueranno nei prossimi giorni negli appartamenti del terzo piano e in altri spazi della palazzina a rischio di crollo.

Le indagini hanno accertato che la fuga di gas è avvenuta all'interno dall'appartamento della famiglia Pellicanò. Alcuni riscontri hanno convinto gli investigatori che provocare l'esplosione sia stato un gesto volontario di Giuseppe. A scatenarlo potrebbe essere stata la fase di crisi matrimoniale che negli ultimi tempi aveva investito la coppia: Giuseppe e sua moglie Micaela - come hanno confermato parenti e amici della coppia ascoltanti negli ultimi giorni dagli inquirenti - erano praticamente separati in casa, la donna aveva cominciato a frequentare un altro uomo e Giuseppe era caduto in uno stato di depressione da cui - stando a quanto fatto mettere a verbale da alcuni testimoni - stava lentamente uscendo.

A Morrovalle e Monte San Giusto, le due cittadine del Maceratese di cui erano originari i fidanzati morti nell'esplosione di Milano, Chiara Magnamassa e Riccardo Maglianesi, non ha destato troppa sorpresa la notizia che Giuseppe Pellicanò sia stato iscritto nel registro degli indagati per il reato di strage. "L'ipotesi di una manomissione dell'impianto del gas - dice una parente di Chiara -, era già stata avanzata. Se ne era poi avuta conferma quando si è appreso che il contatore del gas di quell'appartamento aveva segnalato un improvviso picco di consumi". "Comunque - aggiunge la donna - i genitori di Chiara e Riccardo si sono affidati ad un bravo avvocato e a noi non resta che attendere l'esito delle indagini. Ma il dolore non si cancella...".

Il sindaco di Monte San Giusto, Andrea Gentili, afferma di essere rimasto "senza parole. Significa che siamo di fronte a una tragedia nella tragedia, un gesto inconsulto che ha provocato tre morti. Se dietro l'esplosione c'è un atto volontario, allora tutto diventa molto più grave". L'avvocato Danilo Bompadre è il legale al quale si sono affidati i familiari dei due fidanzati. Entro lunedì dovrà indicare il nome di un perito di parte, probabilmente un docente del Politecnico. "Bisognerà accertare la conformità dell'impianto del gas, l'usura, una eventuale manomissione, la natura delle impronte repertate, etc. Dobbiamo capire se siamo di fronte ad un'ipotesi dolosa o colposa".

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