Esplosione in via Brioschi, pm chiede al gip perizia per Pellicanò

L'istanza si è resa necessaria dopo il deposito da parte della difesa di una serie di certificati medici che attesterebbero problemi psicologici e psichici del pubblicitario

Tecnici al lavoro in via Brioschi (Newpress)

Tecnici al lavoro in via Brioschi (Newpress)

Milano, 21 luglio 2016 - Una perizia per accertare se Giuseppe Pellicanò, ora in carcere per strage, fosse capace di intendere e volere quando ha svitato il tubo del gas nell'appartamento in via Brioschi dove viveva con le figlie e la ex compagna, poi morta con altri due ragazzi vicini di casa per l'esplosione provocata. E' questa la richiesta del pm di Milano Elio Ramondini. L'istanza, che si è resa necessaria dopo il deposito da parte della difesa di una serie di certificati medici che attesterebbero problemi psicologici e psichici del pubblicitario, è stata avanzata oggi al gip Giusy Barbara che deciderà nei prossimi giorni se disporre o meno la perizia con la formula dell'incidente probatorio.

Pellicanò, finito in cella il primo luglio scorso, ha confessato davanti al giudice di aver svitato il tubo del gas nella cucina della sua abitazione la notte prima dello scoppio, avvenuto il 12 giugno scorso e nel quale hanno perso la vita oltre alla sua ex compagna, Micaela Masella, dalla quale era oramai separato, i giovani fidanzati marchigiani Chiara Magnamassa e Riccardo Maglianesi, mentre le due figliolette sono rimaste gravemente ustionate. L'uomo nel suo interrogatorio ha spiegato al gip di ricordare per fotogrammi a causa degli «effetti di psicofarmaci» contro ansia e insonnia che aveva preso anche la notte precedente l'esplosione. Notte in cui, come ha detto, si è svegliato, ha preso la pinza, ha svitato il tubo del gas del piano cottura edè ritornato a dormire per poi risvegliarsi in ospedale. "Non ho realizzato quello che poteva accadere - ha aggiunto - altrimenti non lo avrei fatto perché non era mia intenzione uccidere Micaela e le bambine", che ora sono state affidate al Comune ma vivono con i nonni materni. 

E' stato lo stesso Pellicanò, difeso dall'avvocato Giorgio Perroni, ad ammettere davanti al giudice milanese di aver manomesso il tubo del metano. Un gesto volontario scatenato, secondo gli inquirenti, dalla "rabbia" nutrita dall'uomo per l'intenzione della compagna Micaela Masella - rimasta uccisa nella deflagrazione insieme a Chiara Magnamassa e Riccardo Maglianesi, la coppia di fidanzati 27enni che abitavano nell'appartamento di fianco al loro - di lasciarlo per trasferirsi a vivere insieme al suo nuovo fidanzato. Una crisi di coppia che ha sprofondato Pellicanò in uno stato di profonda depressione. E che lo ha spinto a "uccidere la moglie e le figlie", come chiarisce il gip Barbara nell'ordinanza che lo ha portato in carcere. Al momento di manomettere l'impianto del gas del suo appartamento, il pubblicitario era sotto effetto di psicofarmaci. Aveva assunto una dose maggiorata di Lendormin e dello Xanax che, come lui stesso ha fatto mettere a verbale nell'interrogatorio di convalida davanti al gip, lo avevano catapultato in uno stato "di euforia ebete". Ammissioni che hanno spinto il pm Ramondini a sollecitare una verifica approfondita sulla sua reale capacità di intendere e di volere.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro